Martin trovato senza vita in casa. Dal tetto della Scala di Milano allo schianto in parapendio, una vita vissuta pericolosamente

Un momento della protesta dell'uomo salito sul tetto del Teatro La Scala a Milano dove ha esposto tre striscioni legati al prossimo voto del 4 dicembre per il referendum costituzionale. Martin Advinski, di origini bulgare e residente da tempo nel Mantovano, già nel settembre del 2015 era salito sul tetto di una chiesa sconsacrata nel centro di Mantova per protestare contro la giustizia in Italia. Milano, 8 ottobre 2016. ANSA/ FLAVIO LO SCALZO

BORGO MANTOVANO Quando i soccorsi ieri mattina sono arrivati in casa sua, nella municipalità di Pieve di Coriano, non hanno potuto fare nulla se non constatarne il decesso. È stato portato via probabilmente da un improvviso malore, forse nella notte tra martedì e ieri o al più nelle prime ore della mattina di ieri, il 60enne Martin Dimitrov Avdzhiyski. A dare l’allarme, stando a quando è stato possibile ricostruire, sarebbe stato un conoscente. Ma appunto, quando i soccorsi sono arrivati nella sua abitazione, non hanno potuto fare nulla se non constarne il decesso. Quella di Martin Dimitrov Avdzhiyski, nato in Bulgaria 60 anni fa ma in Italia da molti anni, è stata una vita a dir poco spericolata: l’ultimo capitolo all’inizio dello scorso mese di marzo, quando si era schiantato in piazza a Pieve di Coriano  mentre con il suo parapendio stava sorvolando la zona. Il 60enne aveva riportato delle lesioni molto gravi ed era stato dimesso un paio di settimane fa dall’ospedale di Brescia, dove era stato ricoverato. Da stabilire se il malore che lo avrebbe stroncato sia riconducibile ai postumi di quell’incidente. In precedenza Martin era salito agli onori delle cronache per un paio di imprese: la prima nel settembre 2015 a Mantova, quando per protestare contro una sentenza del tribunale di Mantova, era salito sul tetto della chiesa di San Cristoforo, da dove era infine sceso dopo una lunga trattativa. Ancora più eclatante il suo gesto dell’ottobre 206, quando era salito sul tetto del teatro La Scala di Milano con tre striscioni: “Berlusconi presidente aveva visto giusto”, “Referendum categorico no”, “Giustizia italiana uguale abuso di potere”. Anche in quel caso era stato fatto scendere dopo 7 ore di trattativa.