Calcio Serie B – Valerio Di Cesare, ritorno al Martelli da ex: “Il Mantova merita di salvarsi”

Valerio Di Cesare
Valerio Di Cesare

MANTOVA Certo il grande ex di Mantova-Bari, su sponda pugliese, sarà il ds Magalini. Poi c’è l’attaccante mantovano Lasagna. E poi c’è lui: Valerio Di Cesare. All’Acm per due stagioni e mezzo (gennaio 2006-giugno 2008), l’ex difensore oggi affianca proprio Magalini nel ruolo di ds. «Sto imparando tanto da lui – confida – . Il “direttore” è un insegnamento continuo. Mi ricordo la scorsa stagione: era il ds del Catanzaro e lo incontrai casualmente sulle tribune dello stadio di Ferrara a vedere Spal-Pontedera. Era lì per aggiornarsi, per vedere nuovi calciatori. Un lunedì sera di metà novembre… Sempre sul pezzo: lo ammiro».
Hai smesso a 41 anni al termine della scorsa stagione. Ti manca il campo?
«Sì. Tanto. Però mi piace il percorso che sto facendo, è un ruolo che ho sempre sentito nelle mie corde».
Come vedi la partita di sabato?
«Delicata per tutte e due le squadre. Siamo nella fase decisiva del campionato, sia noi che il Mantova abbiamo bisogno di punti».
Il Mantova forse di più…
«A Palermo ha giocato una grande gara. L’azione del primo gol, con tutti quei passaggi consecutivi, è stata un capolavoro».
C’è un giocatore in particolare che ti ha colpito?
«Potrei citare chiunque. Ma la verità è che la forza del Mantova è la sua idea di gioco, la sua organizzazione. Ho ancora negli occhi il 5-0 di Padova: una stupenda prova di squadra».
Insomma: merito di Possanzini…
«Eravamo compagni di squadra all’Albinoleffe: oltre che bravo attaccante, era un ragazzo simpaticissimo. Poi l’ho ritrovato tante volte da avversario».
Avevi intuito che sarebbe diventato un allenatore tanto preparato?
«Figuriamoci. Avevo 20 anni e non andavo troppo in là con i ragionamenti (ride)».
Come sta il Bari?
«Con la Cremonese abbiamo conquistato un buon pari. Però ci manca qualche punto, possiamo fare di più».
All’andata non ci fu partita: 2-0 per voi…
«È stata la nostra prima vittoria, una sorta di svolta per noi. Speriamo che lo sia anche sabato, anche se al Mantova voglio bene».
Appunto: che ricordi hai della tua esperienza all’Acm?
«Sono stato da Dio. Ho solo il rammarico dell’ultima stagione, quella con Tesser allenatore: il direttore (sempre Magalini, ndr) allestì uno squadrone. Ricordo l’attacco: Godeas, Corona, Noselli, Fiore… Ma non andò bene».
Forse si era rotto qualcosa nello spogliatoio?
«No, sono annate così. Quando si parte male, è difficile raddrizzare una stagione. A maggior ragione in Serie B».
Qual è la prima fotografia che ti viene in mente suoi tuoi anni mantovani?
«La notte di Torino. Ero in panchina, però ho vissuto dal di dentro tutta la delusione dei ragazzi. Per molti di loro poteva essere la svolta della carriera».
In ogni caso, dopo mille vicissitudini, il Mantova è riuscito a tornare in B…
«E gli auguro di mantenerla a lungo. È una grande piazza, se lo merita».
Ti piacerebbe tornare un giorno, ovviamente come direttore sportivo?
«Eh, qui si va troppo avanti! Io per adesso ho un sogno: portare il Bari in Serie A. Perchè con questa maglia sono ripartito dalla D ed ho toccato la A con un dito… Prima di andarmene vorrei togliermi questo sfizio».