Calcio Serie C – Mandorlini si presenta: “La salvezza e poi chissà. Ma Mantova merita di più”

Andrea Mandorlini e il presidente Filippo Piccoli
Andrea Mandorlini e il presidente Filippo Piccoli

MANTOVA Dal tecnico esordiente a uno dei più navigati sulla piazza, il passo è breve. Ma necessario, se c’è da salvare una stagione che sta prendendo una piega brutta e inaspettata. Dunque, congedato Nicola Corrent, il Mantova si è affidato ad Andrea Mandorlini. Toccherà a lui condurre in porto la nave biancorossa, ora alla deriva. Con lui sbarcano in riva al Mincio il viceallenatore Giuseppe Russo e il preparatore atletico Mauro Marini.
È una scelta sorprendente, quella del 62enne Mandorlini: rimettersi in gioco per una salvezza in C, lui abituato a lottare per obiettivi ben più ambiziosi. «Avevo una gran voglia di tornare – racconta – . Ho sempre vissuto il calcio come un’emozione e rimanere un anno e mezzo senza allenare mi è pesato. Avevo già deciso di tornare in pista e questa è la migliore occasione che potesse capitarmi. Mantova è una piazza che merita di più». La ripete più volte, quest’ultima frase, nel corso della conferenza stampa di presentazione. Tanto da indurre a credere che la sua avventura in viale Te potrebbe avere un seguito. «Piano piano – ammonisce – . Il mio unico pensiero adesso è salvare la squadra. Abbiamo 10 partite davanti, la prima (domenica con la Pergolettese, ndr) è già uno scontro diretto. Tutto il resto va oltre e appartiene a un futuro che non possiamo prevedere. Mi limito a dire che, se le cose vanno bene, si possono gettare le basi per… e qui ci metto un punto interrogativo».
Insomma, il pensiero di Mandorlini è “qui e ora”. Non un centimetro nè un secondo più in là. Fatti e non promesse: questo il credo del nuovo tecnico biancorosso, tutt’altro che un affabulatore. Mandorlini spiega di sentirsi «come se fosse alla prima esperienza», non è questione di categoria od obiettivi. Questo ha detto alla squadra, in occasione del primo allenamento. «Come ho trovato il gruppo? È chiaro che l’umore non è dei migliori. Del resto, sono stato anch’io giocatore e so bene cosa si prova quando i risultati non arrivano. Bisogna reagire. Cercando innanzitutto di risolvere i problemi più urgenti». In primis la vulnerabilità difensiva che, dopo i 6 gol presi dal Vicenza, ha reso quella del Mantova la peggior retroguardia del girone. «I numeri contano – certifica Mandorlini – . Quello è sicuramente un aspetto da migliorare». Sul modulo che utilizzerà, invece, il mister non si è sbilanciato: «Nel primo allenamento ho provato un 4-3-3, ma solo perchè è un sistema che conosco bene. Vediamo. Quel che conta è l’atteggiamento».
Tornando ai motivi che l’hanno convinto ad accettare l’offerta del Mantova, Mandorlini rivela di essere stato colpito dall’entusiasmo di Filippo Piccoli: «Mai visto un presidente venire a casa mia, a Ravenna, per convincermi a firmare. Questo spirito, unito al progetto che mi è stato svelato, mi hanno convinto a dire sì. Maurizio Setti? No, lui non l’ho sentito». Di Mantova, conserva ricordi agrodolci: il 6-0 che il suo Padova rifilò tre anni fa all’Acm, ma anche la sconfitta nello spareggio C2 della sua Triestina col San Donà nel ’99. Fotografie da archiviare in fretta: ora l’album virgiliano è pronto ad accogliere nuove istantanee.
E un messaggio ai tifosi, vogliamo lanciarlo? «Nessun messaggio – risponde Mandorlini – . Una sola cosa mi sento di dirla: ho tanto entusiasmo e darò tutto».