Calcio Serie C – Suagher, addio al calcio tra le lacrime: “Grazie Mantova per la nuova sfida”

MANTOVA Al suo fianco i figli Lorenzo e Sofia, i trofei che Emanuele Suagher ha avuto in dono dalla vita, insieme alla moglie Giada. Tutti e tre pronti ad ascoltare le parole d’addio al calcio giocato, cercando di sostenere la comprensibile commozione di chi ha dovuto alzare bandiera bianca a seguito dell’ennesimo infortunio. Suagher allaccia gli scarpini al chiodo per indossare la tuta blu da allenatore, al fianco di mister Possanzini e dei suoi collaboratori. Un’opportunità (unica nella storia del Mantova) che gli è stata concessa per il grande senso di professionalità e appartenenza a un gruppo che sta onorando il nome e la storia del club di viale Te a suon di vittorie. E ieri ad ascoltare in religioso silenzio le parole di “Sugo” c’erano anche il procuratore Giovanni Bia, la squadra, con staff tecnico e dirigenti compresi. Occhi lucidi anche per molti biancorossi: Wieser, Giacomelli, Burrai e Monachello, da poco uscito da un tunnel buio che sembrava infinito. Un video emozionale girato al “Martelli” insieme a Gianluca De Rosa e Federico Calò, ha introdotto le parole dell’ex difensore biancorosso: «Dopo l’infortunio – ha commentato tra le lacrime – ho parlato con mia moglie e volevo dimostrare ai miei figli che non avrei mai mollato e fino adesso penso di averlo fatto. Questa per me non è una sconfitta. Si è chiusa una porta e spero che si apra un portone. Ci metterò tutto l’entusiasmo che ho messo da calciatore». Le motivazioni della scelta: «L’infortunio – ha spiegato – mi ha lasciato un dolore troppo grosso. I rientri dai precedenti infortuni sono stati molto difficili anche per la mia famiglia. Quando mi è successo, ho staccato con la testa, anche se il cuore mi diceva di continuare». Classe ’92, in carriera ha avuto esperienze importanti con le maglie di Pisa, Crotone, Carpi, con cui ha esordito in Serie A, poi Ternana, FeralpiSalò e Mantova dopo l’esperienza alla Pro Sesto, dove è stato vouto fortemente dal dt Botturi: «Sono contentissimo della carriera che ho fatto. Il rimpianto più grosso, anche se è una piccolezza, è quello di non essere riuscito ad esordire con l’Atalanta. Penso di aver dato tutto, nonostante gli infortuni». A Mantova si chiude il cerchio di una carriera sognata fin da bambino, ottenuta con sacrifici condivisi con la famiglia e tanti compagni di squadra: «Mantova mi lascia un altro rimpianto – ammette – ovvero quello di non aver conosciuto prima il mister. I più giovani sono fortunati ad averlo a inizio carriera». Un gesto importante, quello del Mantova nei confronti del giocatore. Sicuramente non scontato e che da queste parti non si è mai visto: «Se fosse successo da un’altra parte – commenta – probabilmente mi avrebbero dato un calcio nel c… Per questo sarà sempre grato al presidente Piccoli, al direttore, al mister a tutti i miei compagni. Si è creato davvero qualcosa di speciale». L’ultimo pensiero è rivolto alla squadra del cuore: «L’Atalanta per me è stata una seconda casa. Ringrazio l’osservatore Gigi Rossi, così come ringrazio il maestro Bonifacio, oltre a tutti i presidenti e agli allenatori che ho avuto in carriera».