Calcio Serie D – Scotto: “Il Mantova è una società modello. Ma i dilettanti andrebbero più tutelati”

Gigi Scotto
Gigi Scotto

MANTOVA Forzatamente bloccato nella sua Sassari, il “bomberissimo” del Mantova e della Serie D  Luigi Scotto mantiene il calcio al centro delle sue giornate, ma non per questo si illude che il campionato riprenda a breve. «Fino a poco tempo fa – dice – poteva esserci qualche speranza, ma adesso la vedo sempre più difficile. Però prima o poi bisognerà ripartire. E fare i conti con tutti gli effetti che questo brutto virus ha provocato».
 Appunto: come si uscirà da questa tragedia?
«Il vero problema è la vita di tutti i giorni. Come far ripartire l’economia, il turismo, le attività. Anche il calcio, perchè no. Noi giocatori possiamo sembrare dei privilegiati. Ma per noi il calcio non è solo una passione. È quello per cui campiamo. Non percepire lo stipendio – e mi riferisco alle nostre categorie, non certo alla Serie A – ci mette in difficoltà. Abbiamo tutti delle spese da sostenere».
 Quale soluzione?
«Potrebbe venire dal fondo calciatori. Oppure da qualche aiuto dalla Serie A, anche se ci credo poco. In ogni caso, qualcuno dovrà affrontare questo problema. Perchè il calcio non è solo divertimento, ma muove anche l’economia. A questo punto, però, vorrei precisare una cosa».
 Prego…
«Il mio sfogo non riguarda in alcun modo il Mantova. Che in questi due anni ci ha sempre pagati fino all’ultimo centesimo. Setti, Masiello, Righi e Pecchini non ci hanno mai fatto mancare nulla. Ora è tutto fermo, ma non certo per colpa della società. Sono sicuro che, non appena verranno date indicazioni sul proseguimento o meno della stagione, i dirigenti del Mantova sapranno cosa fare».
 A proposito di Mantova, toccherà celebrare la promozione a tavolino?
«A questo punto sì. Non credo ci facciano tornare in campo, anche se mi piacerebbe tanto. Però niente scherzi: il Mantova la Serie C la merita tutta. Se l’è guadagnata sul campo a suon di vittorie. Io stesso non ho mai vinto tante partite come a Mantova. E dire che qualche promozione l’ho centrata: a Savona, Alessandria, Rieti».
 Poniamo di ritrovare il Mantova in C, quando la tempesta sarà passata. Vestirai ancora il biancorosso?
«Mi piacerebbe. La nuova sfida sarebbe affrontare la Serie C, a 5 anni dalla mia ultima esperienza, con un’altra maturità. In un ambiente che mi apprezza e in cui mi sono inserito a meraviglia. Però è davvero troppo presto per parlarne. Il momento storico che stiamo vivendo non permette di programmare nulla».
 Questa è stata davvero una stagione di grazia per te…
«In effetti 20 gol non sono pochi. Ma, come dicevo, mi sento nel pieno della maturità. E mi spiace non poter festeggiare la promozione sul campo: ero rimasto a Mantova per questo. L’altro giorno mi hanno mandato un video con i nostri gol. Mi è salita l’adrenalina».
 Come trascorri le tue giornate?
«Barricato in casa con la mia compagna Noemi e mio figlio Pierluigi. Mi tengo in allenamento, tra corse sul tapis-roulant, stretching, palleggi ed esercizi vari. Sono in costante contatto col mister e col “prof” e spesso organizziamo sedute in videoconferenza».
 A che livello è l’emergenza nella tua zona?
«Purtroppo siamo in sofferenza. Ospedali e case di riposo vivono gravi difficoltà. Forse se avessero chiuso prima i trasporti…».
 Da quanto tempo sei lì?
«Da venerdì 6 marzo. Ero convinto di tornare a Mantova il lunedì, ma hanno bloccato tutto. Ho ancora la mia macchina a Linate».
 Cosa farai per prima cosa quando finirà la quarantena?
«Andrò a trovare i miei genitori. Non li vedo da un mese, nonostante abitino a 200 metri da me».