VENEZIA Il Palazzetto Bru Zane sta celebrando il centenario di Gabriel Fauré (1845-1924). Sette concerti e una conferenza, hanno composto un programma unico di riscoperta del compositore francese e degli artisti che sono stati suoi allievi. Ne emerge un compositore agli antipodi delle convenzioni, pur essendo stato capofila di un’intera generazione di musicisti. Ancora due sono gli appuntamenti in calendario a Venezia: il 16 maggio quando i giovani e promettenti artisti dell’Académie de l’Opéra national de Paris ne interpreteranno le mélodies e il 23 maggio, quando l’Ensemble da camera dell’Accademia Teatro alla Scala eseguirà opere per trio d’archi e pianoforte di Gabriel Fauré e Léon Boëllmann, una prestigiosa collaborazione per la conclusione del festival.
Parallelamente alla carriera di maestro di cappella e di organista, Gabriel Fauré mostra un altro volto nei grandi salotti parigini. Sostenuto da mecenati influenti, trova presso l’aristocrazia francese una straordinaria sinecura dal punto di vista economico, ma anche uno spazio d’espressione formidabile e perfettamente adatto alla sua sensibilità. Dalle Mélodies de Venise fino allo spiritoso Madrigal per quartetto vocale e pianoforte, Fauré non ha infatti mai smesso di esplorare il genere della mélodie francese: il suo catalogo ne conta oggi 111. In vita, il compositore si impone come il maestro indiscusso di tale repertorio, e la sua opera costituisce già per sé una scuola di scrittura cui la giovane generazione attingerà abbondantemente. Dalla sua classe passano alcune grandi speranze della musica francese: Charles Koechlin, Georges Enesco, Nadia Boulanger, Roger-Ducasse, di cui alcune mélodies sono anche programmate giovedì 16 maggio, per un momento pieno di poesia e di delicatezza.
Al compositore Léon Boëllmann (1862-1897) – che seguì lo stesso percorso di Fauré, studiando all’École Niedermeyer e intraprendendo la carriera di organista – viene riservato un posto speciale. Non è infatti necessario aver frequentato la classe di un maestro per seguire le sue orme: le affinità tra i quartetti per pianoforte di Fauré (1880 e 1886) e quelli di Boëllmann (1887) ne sono la prova. In un catalogo incompleto di quaranta opere, il Quartetto con pianoforte in fa minore op. 10 è tra i primi lavori di Boëllmann che si conoscano, e vince il concorso della Société des compositeurs de musique per merito dei suoi temi musicali talvolta impetuosi, talvolta nostalgici. Il Quartetto con pianoforte in fa minore op. 45 di Fauré invece occupa un posto particolare nella sua produzione, anche perché il compositore non ne parlò mai prima della prima esecuzione, con un riserbo insolito da parte sua; tuttavia, nel 1906 confida alla moglie che l’Adagio era stato influenzato dal suono delle campane che udiva da bambino a Montgauzy, nel sud della Francia. Un programma suggestivo e commovente, da scoprire giovedì 23 maggio al Palazzetto Bru Zane.