Quelli che il calcio… al Martelli. I nostri tifosi (archetipi per ridere)

corazon

di Chiara Sanguanini

Quelli che… sono “religiosi” o quasi.

Diversi anni fa, Mantova in C2, solito campionato anonimo e difficoltoso, in curva Te stava dietro di me ed altri con me, un tipo con i baffetti e un accento molto più bresciano che mantovano.
Il Mantova, guarda caso, perdeva.
Verso il 90° i nostri hanno pareggiato. E il baffetto «Ho pregato tanto e alla fine il Mantova ha segnato!» (Leggetelo con accento bresciano).
Noi ci siamo guardati ridendo e uno ha subito detto “Ma è Caputa!” (postino dell’Alto Mantovano che a quei tempi vedeva la Madonna e aveva un certo seguito). No. Non lo era, ma da allora quel tifoso orante per noi è sempre stato Caputa. Anche oggi. “C’era Caputa?” chiediamo a chi torna dal Martelli. Sì, c’è sempre.
Quest’anno ho conosciuto un altro “religioso” che non prega ma… invoca.
Teme il tic-toc dei nostri, le ripartenze dal basso che non si alzano mai. E allora: «Oddio, oddio oddio» si rischia e «Oddio, oddio, oddio» si perde e «Oddio, oddio, oddio» poi si pareggia e si vince e lui non invoca più, ma esulta come un matto. “Per grazia ricevuta”.