La vittoria dei vinti: la celebrazione solenne del Preziosissimo Sangue

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MANTOVA Mercoledì sera, la basilica di Sant’Andrea ha accolto la solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, alla presenza dei vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda. Un rito intriso di significati profondi, nella prima giornata dell’Inventio del Preziosissimo Sangue di Cristo, che ha visto il metropolita portare con sé la croce pettorale di San Daniele Comboni, contenente un frammento della reliquia mantovana. In prima fila, le autorità civili e militari hanno preso parte alla celebrazione, testimoniando l’importanza dell’evento per l’intera comunità. Nel cuore della liturgia, l’omelia di Delpini ha tracciato un cammino di fede che passa attraverso la sconfitta, per trovare nella croce la vittoria più autentica. «Noi siamo i vinti», ha esordito, dando voce a chi si è speso per un mondo più giusto e si è trovato schiacciato dalle logiche del potere. «Abbiamo fatto la nostra parte per una società più solidale, più aperta, e siamo stati giudicati ingenui». Eppure, la liturgia della parola è chiara: la speranza cristiana non si spegne. «Forse qualcuno si immagina che la gloria sia uno sfavillio di ricchezza, di potere. Ma la gloria di Dio si manifesta nel Crocifisso». Non c’è spazio per illusioni di rivalsa: «Noi, i vinti, non viviamo di illusioni, non cerchiamo risarcimenti. Noi contempliamo colui che è stato trafitto». La celebrazione ha avuto un forte respiro ecumenico, con la presenza di rappresentanti delle Chiese cristiane non cattoliche. Un segno di unità nel martirio, ricordando i missionari mantovani uccisi in terra di missione: padre Tullio Favali e don Maurizio Maraglio. La liturgia si è chiusa con un invito alla perseveranza nella fede, anche quando il mondo sembra voltarsi dall’altra parte. «La nostra fede è la vittoria che ha sconfitto il mondo». L’intera giornata è stata dedicata al Giubileo delle aggregazioni laicali e alla possibilità di confessarsi in basilica. (Abb)

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