MANTOVA Un operaio di un impresa che si occupava di manutenzione delle linee ferroviarie – la Generali Costruzioni Ferroviarie spa – Biagio Antonio Calderaro, 51enne di Potenza era morto folgorato da una scarica elettrica di 3mila volt. L’uomo aveva sfiorato i cavi dell’alta tensione che scorrono sopra i binari della stazione ferroviaria di Bozzolo. Per quella tragedia consumatasi il 16 ottobre del 2015, sei persone sono finite a processo per omicidio colposo. Si tratta di Maurizio Ricotti di Rete Ferroviaria Italiana, coordinatore del progetto, Giovanni Cucchi, capo cantiere, Donato Tedesco, responsabile del servizio di prevenzione, Paola Barbaglia di Rfi, Edoardo Rossi responsabile sicurezza e Stefano De Santi, capo cantiere assunto 3 giorni prima della tragedia. Nel corso dell’udienza di ieri mattina il giudice Antonio Serra Cassano ha risentito il funzionario della Medicina del lavoro intervenuta sul posto dopo l’incidente mortale, per risalire alle responsabilità legate ad ogni singolo imputato. Quella notte i colleghi della vittima, a circa 400 metri di distanza, vedendo la fiammata erano accorsi con l’estintore, convinti che fosse scoppiato un incendio, ma avevano invece trovato il collega morto. Un semplice errore umano o violazione della procedura di sicurezza che prevede la disattivazione dell’erogazione di energia elettrica nel settore interessato ai lavori?
Operaio morì folgorato, risentito il funzionario dell’Ats
L’incidente nel 2015 alla stazione ferroviaria di Bozzolo