De Donno si sfoga con Salvini ”Follia non usare il plasma per curare i malati di Covid”

MANTOVA Il dottore  Giuseppe De Donno  in diretta Facebook con  Matteo Salvini  per parlare della cura del plasma convalescente. Visto il successo sui social network di questo argomento, l’ex ministro degli interni, sempre molto attento alle tendenze, ha cavalcato l’onda e si è dichiarato sempre convinto sostenitore della teoria sull’efficacia del plasma iperimmune. Il vero protagonista della diretta è proprio De Donno, il segretario nazionale della Lega si presta a fare da spalla, leggendo i vari messaggi che arrivano dai numerosi follower. Più di 40 minuti in cui si spazia dalla cura vera e propria, quindi quanto sia efficace su pazienti malati, ai detrattori della stessa e di come la sperimentazione degli ospedali di Mantova e Pavia, sia stata osteggiata dai immunologi e virologi di fama mondiale, nonostante il basso costo e la facile reperibilità. Si parla anche degli attacchi personali ricevuti dal dottore mantovano. «I miei interventi sui mass media sono stati animati dal solo spirito divulgativo e da un auspicabile e sereno confronto con i colleghi su un protocollo che ottiene risultati incredibili, anzi miracolosi. La mia non è sete di visibilità, voglio solo parlare della cura del plasma, unico farmaco specifico, conosciuto al momento, contro Covid-19. Non utilizzare questo tipo di arma nella guerra contro il virus è una scelta da folli e chi la fa dovrà poi rendere conto alle famiglie che hanno perso i loro cari per colpa della malattia. Se non avessi avuto la forza di portare avanti questa battaglia, il plasma sarebbe rimasto in cantina chiuso a chiave e questo è risaputo anche da quelli che fanno finta di credere all’efficacia sul sieroiperimmune. Quelli che dicono che io lo abbia fatto per una visibilità personale e perchè ho ambizioni politiche: tutto lontano rispetto a quella che è la mia filosofia. La fama non mi interessa. io ho fatto il vicesindaco del mio Comune e l’ho fatto convintamente. Ho lavorato con la destra e la sinistra creando una rete di servizi sociali invidiabile, ma il mio tempo era finito e sono tornato a fare il medico, come è giusto che sia». Salvini parla anche della bocciatura da parte di Regione Lazio sia della sperimentazione della cura che dell’attivazione di banche del plasma. «Una scelta immotivata visto i risultati ottenuti, scelta che dovrà essere poi spiegata alle persone». Durante la diretta, poi, si accenna anche a come Regione Lombardia ha affrontato l’emergenza sanitaria e degli attacchi ricevuti da più parti. «Noi molte volte critichiamo la nostra Regione, ognuno ha i suoi motivi e le sue idee ma la Lombardia è stata colpita da una bomba atomica che ci è scoppiata tra le mani. Nessuno avrebbe potuto far meglio di quello che abbiamo fatto noi, e quando sento altre Regioni che ci guardano con supponenza dico che 5 giorni di differenza hanno permesso loro di organizzarsi e di creare dei modelli e di chiudervi com’è accaduto nel meridione. Questo li ha salvaguardati. La Lombardia non ha avuto questa opportunità perchè qui è accaduto tutto in una notte. Il 27 febbraio al Pronto soccorso di Mantova sono arrivate 110 persone: venivano da Crema, Cremona, Bergamo, non avevamo più bocchette per l’ossigeno, qualche cosa che ere imprevedibile, era come una guerra che stavamo combattendo non con mitragliatori e carri arrmati, ma con armi spuntate. Per cui quello che è stato fatto è un miracolo. Il nostro presidente Fontana si è ammalato di Coronavirus perchè lui è stato in mezzo a noi. Io non l’ho votato ma dico chiaramente che lo rispetto perchè si è impegnato tantissimo a tal punto che ha contratto il virus. E quando uno si ammala e guarisce, quello è un eroe, come lo sono i miei pazienti. E tutte le volte che Fontana viene accusato e denigrato io ci rimango male».