Aria di elezioni, cresce l’esercito dei Palazzi-boys

MANTOVA Erano 200 all’indomani della convention dei sindaci nel corso della quale  Mattia Palazzi ha deciso di «rimettersi in gioco» per le comunale del prossimo anno. Parliamo dei “Palazzi-boys” che prenderanno parte al suo comitato elettorale già in fase di organizzazione. Erano 200, ma nella stessa volontà espressa dal sindaco uscente dovranno diventare 500. Un traguardo impossibile?
Lui, il leader, non si sbilancia, ma sembra evidentemente fiducioso. A chi glielo chiede, mostra con soddisfazione le prime richieste di adesione pervenute al suo indirizzo di posta elettronica partecipa@mattiapalazzi.it divulgato già nel giorno dell’ufficializzazione della nomination. Una incessante adesione di persone – in gran parte giovani, sottolineano dallo staff del primo cittadino –, che vanno dalle 5 alle 7 richieste mediamente. Talvolta più. E la macchina elettorale è appena avviata.
Ma ciò che più soddisfa le persone più vicine al sindaco parrebbe essere la trasversalità di questo consenso. Già peraltro evidenziato durante la convention dei Ferrovieri. In quell’occasione erano state notate molte personalità “non-Pd”, per lo più di provenienza leghista, e oggi critica verso la linea salviniana. Pura curiosità? Forse, dato che sul palco, assieme a Palazzi c’erano anche altri sindaci di importanti città. Ma se si parla a volte del “partito della nazione”, quello di Palazzi sembrerebbe il “partito dei mantovani”, come già lo definiscono i suoi accoliti. Il più convinto di questa trasversalità è il leader della Lista Gialla, l’assessore  Iacopo Rebecchi, che guarda a questa fenomenologia con la certezza che «tanta gente che vota Lega, Forza Italia e 5 Stelle a livello nazionale, sta chiedendo di diventare “volontario” perché si riconosce nell’operato dell’amministrazione. È vero: giovedì scorso c’era un pubblico eterogeneo di tutte le età, tutte le fasce sociali, di tutti i quartieri. Poi anche tanta gente del mondo sportivo e del terzo settore. Esclusa l’estrema destra e l’estrema sinistra, tutta la città era rappresentata», conclude Rebecchi.