Bimbo conteso: il giudice affida il figlio al padre, l’appello della madre

MANTOVA  Quando una coppia di genitori si separa, a soffrirne sono i figli, a volte tirati letteralmente per i vestiti dall’uno o dall’altra per averne l’affidamento. Quando le cose sembrano risolte per il meglio ci si mette la Giustizia. È il caso del figlio 13enne di una coppia che sta divorziando, affidato inizialmente alla madre e poi dato inn affido provvisorio al padre. Tutto normale o quasi, se non fosse che il ragazzino è affetto da una grave disabilità e secondo la madre e la sorella la sua attuale sistemazione ne ha aggravato ulteriormente la disabilità. Eppure dopo la separazione sembrava che le cose per il ragazzino si fossero messe al meglio: era stato affidato alla madre che poteva accudirlo costantemente al contrario del padre, spesso lontano da casa per lavoro. Invece la donna, una 45enne sarda che abitava in un comune dell’Alto Mantovano, decide di tornare nella sua isola. È a quel punto che il padre del ragazzo fa ricorso e ottiene l’affidamento del figlio dal tribunale di Mantova. Motivo? Viene ritenuto dannoso per il giovane venire sradicato dal suo ambiente. Il problema, spiega però la madre tramite l’avvocato che l’assiste nella causa di divorzio, è che il padre nel frattempo si è trasferito in un altro comune dell’Alto Mantovano, spesso è assente per più giorni per motivi di lavoro e il ragazzino si trova di fatto isolato dai suoi compagni di scuola, che abitano altrove, e passa le giornate da solo con un tablet come unico contatto con il mondo esterno. Una situazione che va avanti da un anno e mezzo e per la quale a nulla sono valse fino ad ora le segnalazioni al Tribunale di Mantova, tra cui un ricorso ad hoc con cui venivano segnalati i pregiudizi; nemmeno una toccante lettera inviata dalla sorella del 13enne al giudice, nella quale chiede di fatto che vengano riconosciuti i diritti di una sorella nel rapporto con il fratello minore. L’unica soluzione a questa impasse sembra essere la sentenza di divorzio attesa tra un anno, quando il ragazzino tornerà con la madre. Nel frattempo le sue condizioni, a detta di madre e sorella, sono peggiorate, mentre il loro avvocato si limita a dire, trra un ricorso e un altro: «mi auguro solo che non succeda nulla di grave al bambino».