Bimbo scosso, parla la madre: non ricordo episodi di percosse. Sentenza in ottobre

MANTOVA  Ha parlato per quasi tre ore davanti ai giudici, rispondendo alle domande e alle numerose contestazioni del Pubblico ministero, difendendosi dall’accusa di avere maltrattato e percosso pesantemente il proprio figlio all’epoca di soli quattro mesi. Si è chiusa ieri con l’esame dell’imputata, la fase dibattimentale del processo per il caso del neonato scosso. Il padre del piccolo è già stato giudicato e condannato con un rito alternativo, mentre la madre, difesa dall’avvocato Francesco Ferrari, sta affrontando il processo con rito ordinario. Ieri in linea di massima la donna ha cercato di reggere alle domande del Pm dicendo di non ricordare episodi in cui il bimbo sarebbe stato percosso. Tra le varie risposte alle contestazioni la donna avrebbe anche detto avrebbe dovuto stare più attenta. Al termine del suo esame il presidente del collegio del tribunale di Mantova, Gilberto Casari, ha dichiarato chiusa la fase dibattimentale del processo rinviandolo al prossimo 23 ottobre per la discussione e la sentenza. Il Pm Lucia Lombardo ha chiesto e ottenuto di potere produrre il decreto di decadenza genitoriale emesso nei confronti dei genitori del piccolo. «Un bambino denutrito, che all’arrivo in ospedale presentava una sensibile perdita di peso repentina, nonché lesioni e traumi compatibili con azioni di scuotimento e d’impatto violento». Questo quanto avevano riferito in aula in una precedente udienza di questo processo i consulenti del pubblico ministero. I fatti risalgono al luglio del 2019, quando la coppia, che ha in tutto tre figli, era partita dal Mantovano per andare a passare le vacanze dalla nonna materna dei bimbi in provincia di Foggia. Già durante il viaggio il neonato avrebbe avuto una prima crisi poi rientrata. Una volta giunti a destinazione però si sarebbe registrata nel corso della notte una seconda crisi. E in tale situazione sarebbe stata proprio la nonna ad accorgersi delle lesioni del nipotino. Portato subito in ospedale il bimbo, che appariva anche disidratato, era stato sottoposto a un intervento neurochirurgico nel corso del quale erano emersi i sintomi della sindrome del cosiddetto “bambino scosso”. A seguito di successive indagini era così scattato l’arresto della donna mentre il marito era stato indagato indagato a piede libero.