Botte e querele: divorzi alla mantovana

Mantova Matrimoni che vanno a finire male tra botte e maltrattamenti, ma a volte va anche peggio, come quando volano letteralmente gli stracci e si finisce in tribunale non solo per le botte prese e date, ma anche per gli atti persecutori, i soldi e accuse che diventano calunnie. Non solo codici rossi, dunque, alla fine di un rapporto, anche se da un codice rosso si può partire come è successo ieri mattina davanti al giudice Raffaella Bizzarro, dove una donna di nazionalità rumena ha raccontato tra le lacrime il suo personale calvario che l’ha portata a denunciare l’ex marito, A.S., suo cionnazionale. Prima la convivenza a dir poco burrascosa, poi tra il 2014 e il 2017 un periodo di tregua finito all’indomani del matrimonio vero e proprio, quando l’uomo aveva ripreso a picchiare la moglie direttamente in luna di miele, accompagnando le botte a minacce. Accuse poi confermate dalla madre della persona offesa, costituitasi parte civile. Il processo prosegue in luglio. Parti civili anche in un’altra aula del tribunale, davanti al giudice Giacomo Forte. Qui non sono volate botte e minacce ma sarebbero però spariti (o quasi) dei soldi. L’accusa a carico di F.G., imprenditore mantovano riguarda un tentativo di furto dai danni dell’ex moglie, che sarebbe sventato all’ultimo momento dalla stessa donna. Materia di dibattimento ieri un assegno da 225mila euro che stavano per passare dal conto corrente della donna a quello dell’ex marito. L’assegno era stato versato in uno sportello automatico di una filiale di Casalmaggiore ed era stato poi bloccato a Mantova al momento dell’incasso perché la firma della titolare era apparsa palesemente falsificata, come ribadito da una perizia calligrafica depositata ieri. Il processo continua il prossimo 10 maggio. Non bastasse la tensione tra ex coniugi, c’è anche quella tra avvocati, come nel caso di un altro processo che vede D.E. accusato di minacce e diffamazione nei confronti degli avvocati della ex moglie, parti civili al processo per fatti che sarebbero avvenuti durante la causa di divorzio. Infine c’è anche chi perdona, come l’ex convivente di F.M., accusato di avere rapinato di uno smartphone la donna. Questa ieri davanti al giudice Bizzarro ha ritirato la querela dicendo che i realtà l’ex era andato a casa sua per solo per riprendere il proprio cellulare, forse in maniera un po’ brusca ma nulla più. (cad)