Burchiellaro contro Palazzi: ed è scontro di civiche a sinistra

MANTOVA Il discepolo si ribellò al maestro, e ora il maestro rimanda a ottobre il suo ex pupillo. Scendono in campo, chi per la prima, chi per la seconda volta, le formazioni civiche targate  Gianfranco Burchiellaro e  Mattia Palazzi. Parte quella del primo, sotto forma di associazione culturale, la “Ponte dei Mulini”, che mercoledì 16 presso il bar Hemingway di via Principe Amedeo (ore 21) terrà la sua prima convention pubblica, con uno scopo dichiarato: quello di lavorare per dare un futuro a questa Mantova che tarda a esprimerlo (nei manifesti non si parla, se non per sottintesi, di una possibile discesa in campo alle prossime amministrative). Anzi, per la verità, i Mulini guardano a questa Mantova “palazziana” che «sembra segnata da profondi processi di declino che noi vogliamo contrastare e invertire per avviare una nuova fase di sana e duratura crescita con tutte le forze disponibili».
Sul fronte opposto invece, quello della “lista gialla”, alias “Palazzi 2015”, prossima a traghettarsi in una civica “Palazzi 2020”, si entra in una fase di reclutamento. Lo stesso capogruppo in Comune e portavoce  Davide Provenzano assicura che i palazziani stanno dando inizio a una campagna di adesioni che si tradurrà, intanto con un brindisi venerdì 18 al “Cubo” di via XX Settembre (a pochi passi, guardacaso, dalla sede legale dei “Mulini”); e già domani in un gazebo in piazza. «La sensazione molto positiva da parte nostra è che sentiamo entusiasmo attorno all’iniziativa anche da parte di persone che alle scorse elezioni non erano con noi». E di vero e proprio reclutamento parla l’assessore giallo  Iacopo Rebecchi: «L’obiettivo della lista è reclutare in modo trasversale le tante energie positive di Mantovani che vogliono impegnarsi nella politica cittadina».
Per i palazziani inizia anche in questo 2019 una raccolta di idee per formulare le proposte da includere nel programma elettorale del proprio candidato sindaco, dopo avere illustrato pubblicamente quanto realizzato dallo stesso in questo suo attuale mandato.
L’analisi che si fa nel Pd e fra i gialli dell’iniziativa dei “Mulini” parte dalla constatazione che si tratti di uno scontro generazionale. Insomma, il vecchio che non si rassegna contro il nuovo che ritiene di avere comunque l’età per spiccare il volo in proprio, senza nemmeno sentirsi in dovere di chiedere consigli.
Burchiellaro ad oggi non si è ancora esposto. Lo fece timidamente nella primavera del 2015 con un’analoga iniziativa rimasta lettera morta, e a quel che si dice nemmeno tutti i suoi “fedelissimi” di allora sarebbero disponibili a ritentare la sfida. Se non che, anche lui, in nome della “trasversalità” tanto oggi di moda, voglia cercare magari di rendersi appetibile a un centrodestra che ancora non sa come e con chi intenderà correre fra un anno.

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