MANTOVA Valletta Valsecchi non diventerà un quartiere-ghetto. Anzi, assecondando i bandi e i progetti del settore servizi sociali del Comune, particolarmente quelli mirati al dormitorio di via Ariosto, la situazione che pure oggi ha manifestato alcune criticità sarà destinata a trovare un tanto auspicato punto di equilibrio. Lo assicura l’assessore al welfare Andrea Caprini facendo il punto sugli sviluppi del piano mirato a trasformare il dormitorio in una stazione di posta grazie anche ai fondi europei del Pnrr.
Il dibattito nasce da una situazione definita “esplosiva” dal capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Pier Luigi Baschieri, che ha raccolto sia il malcontento e le preoccupazioni di molti residenti, sia comprovati campanelli d’allarme denunciati dalle recenti cronache. Ma quella che per il consigliere azzurro rappresenta una “bomba sociale”, per Caprini è invece un’occasione di svolta per trasformare un dormitorio ordinario in un centro di assistenza in piena regola. «I lavori di conversione del dormitorio in stazione di posta, così come indicato dalle linee guida del Pnrr che finanzia interamente l’intervento, punteranno a una diversificazione delle accoglienze notturne, e a un potenziamento del presidio e dei servizi diurni».
Nelle intenzioni di Caprini c’è insomma una maggiore capacità di presa in carico delle fragilità sociali «e in tal modo una diminuzione della pressione e del disagio nel quartiere: potenziando i servizi, garantendo la presenza di educatori e operatori sociali non solo di notte, ma anche di giorno, si andrà a intensificare il lavoro educativo di inclusione e accompagnamento verso i servizi per adulti in condizione di marginalità».
Dunque, non solo un centro di spaccio e una concentrazione di sbandati, come lamentato dai residenti. Per Caprini entra in funzione un meccanismo complesso che vede il dormitorio come punto di partenza; a questo verrà associato il progetto “Strade blu” finanziato dalla Regione, con sede sempre in via Ariosto, punto di monitoraggio e intercettazione delle precarietà e del disagio.
Non ultimo, anche la “valvola di sfogo” garantita dal progetto “Housing first”, anch’esso finanziato dal Pnrr, che prevede il recupero di unità abitative in altri quartieri della città, da destinare a coloro che avranno affrontato il percorso di accompagnamento iniziato nel dormitorio e nella sede dell’associazione Colibrì (assistiti da Serd e Cps) ove si sviluppa, appunto, il progetto “Strade blu”.