Cimice asiatica, Coldiretti Mantova: danni sul territorio per almeno 5 milioni di euro

Cimici asiatiche su una pianta di mais

MANTOVA Il conto dei danni da cimice asiatica in provincia di Mantova è salato. Secondo i primi dati raccolti da Coldiretti Mantova la stima delle perdite dirette e indirette raggiungerebbe purtroppo almeno i cinque milioni di euro per gli attacchi a pioppeti, vivai e frutteti (in particolare pere, mele, pesche e kiwi). Senza contare che la cimice asiatica ha cominciato ad attaccare anche mais e soia, due fra le colture più diffuse sul territorio mantovano.

I vertici di Coldiretti Mantova, dopo un incontro con alcuni delegati dell’Utr Val Padana per valutare la strategia di raccolta e trasmissione dei dati da parte delle imprese agricole danneggiate, hanno avviato le procedure di rilevazione dei danni.

Ok al tavolo interministeriale. Ieri il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, ha annunciato l’avvio – che Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova, definisce “molto positivo” – di un tavolo interministeriale per contrastare la presenza della cimice asiatica, definita dall’assessore all’Agricoltura della Lombardia Fabio Rolfi “la Xylella del Nord” per l’elevato potere distruttivo di piante e coltivazioni e contro la quale, al momento, non sembra esserci alcuna soluzione efficace.

Vivai e frutteti. Fra le zone più colpite dalla cimice asiatica, sottolinea Coldiretti Mantova, l’area del distretto vivaistico cannetese, dove le perdite hanno raggiunto il milione di euro, con un’area coinvolta che si avvicina ai 50 ettari.

Le essenze vegetali maggiormente colpite sono le catalpe, i gelsi, le gleditsie e le betulle che, essendo tutte alberature dal legno particolarmente tenero, sono maggiormente esposte alla voracità dell’insetto importato dall’Oriente.

La cimice asiatica, infatti, si nutre della linfa e provoca la rottura del ramo stesso. Gli alberi “feriti” rallentano la crescita, mostrano danni estetici che influiscono negativamente sui prezzi di vendita e sono esposti agli attacchi di nuove virosi.

Nel Basso mantovano, in particolare, così come nelle aree del Medio e Alto mantovano a vocazione frutticola, sono oltre 150 le imprese agricole che hanno subito attacchi dalla cimice asiatica. Ad essere maggiormente colpite pere, mele, pesche e kiwi, per una superficie complessiva di oltre 700 ettari. In termini economici, Coldiretti Mantova stima perdite superiori ai quattro milioni di euro, ma la conta potrebbe essere superiore e portare anche alla perdita di biodiversità sul territorio, dal momento che più di un agricoltore sta pensando di espiantare i frutteti e convertire l’area verso altre coltivazioni.

Tecnici e funzionari di Coldiretti Mantova hanno iniziato a ricevere segnalazioni – in fase di elaborazione – della presenza di cimice asiatica anche sui giovani impianti di pioppo, dove l’attacco della cimice provoca la morte della pioppella.

E, inesorabile, l’avanzata della cimice sta intaccando le piante di mais e di soia, dove cominciano a vedersi i primi danni.

L’identikit della cimice asiatica. La “cimice marmorata asiatica” arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa per l’agricoltura – sottolinea Coldiretti – perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta.

La diffusione improvvisa di questi insetti che non hanno nemici naturali nel nostro paese – spiega Coldiretti – è favorita dalle alte temperature e dalla loro polifagia, potendosi spostare su numerosi vegetali, coltivati e spontanei. La lotta in campagna per ora può avvenire attraverso protezioni fisiche come le reti a difesa delle colture. Per contrastare la proliferazione dell’insetto alieno è dunque importante proseguire a marcia spedita con la ricerca per interventi a basso impatto ambientale, attività già avviata con importanti centri universitari, come nel caso del Piemonte dove contro la cimice è stato sperimentato l’utilizzo di un piccolo insetto indigeno, l’Anastatus bifasciatus, grazie ad un progetto promosso dalla Fondazione CRC con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino e Coldiretti Cuneo.