Clamoroso! L’omicidio di via Bonomi per la procura non è un omicidio

MANTOVA  Riqualificazione del capo d’accusa inizialmente ascritto all’imputato, da omicidio volontario a morte come conseguenza di altro reato, quest’ultimo rappresentato in siffatto caso di specie dalle lesioni personali aggravate. Questo quanto avanzato, ieri pomeriggio al termine della propria requisitoria, dal pubblico ministero nei confronti del presunto responsabile del delitto di via Bonomi, il 23enne marocchino Hiani Othman. Una richiesta, quella del magistrato inquirente, giunta quasi inaspettata al termine di un’udienza preliminare “fiume” tenutasi innanzi al gup Arianna Busato e incentrata principalmente alla visione dei filmati di videosorveglianza inerente la zona teatro del fatto quale elemento strumentale all’esame dello stesso imputato, secondo una precisa strategia processuale approntata sin da subito dalla difesa, rappresentata in questo caso dall’avvocato Francesco Ruggenini.
Esclusa infatti in primis l’aggravante dei futili motivi, avallata dallo stesso gup nella seduta dello scorso 11 luglio, il difensore aveva quindi potuto chiedere ed ottenere il giudizio con rito abbreviato garantendosi così, in caso di condanna del proprio assistito, uno sconto di pena pari ad un terzo del totale. Detta strategia si era così completata con la successiva richiesta di acquisizione agli atti delle immagini delle telecamere di sicurezza installate in via Bonomi nonché nelle aree attigue. Un fatto di sangue, quello relativo alla morte di Zane Abdul Mobarik, il 21enne ghanese attinto da un fendente all’arma bianca la sera dell’11 ottobre 2021 e poi deceduto la mattina seguente all’ospedale di Mantova, che fin da subito aveva posto gli inquirenti davanti a un ampio ventaglio di ipotesi circa il movente; oltre alla pista dell’aggressione a scopo di rapina sfociata poi in tragedia non era stata altresì trascurata nemmeno quella di un regolamento di conti maturato negli ambienti dello spaccio di stupefacenti così come una lite scoppiata per la spartizione di un magro bottino, rappresentata nella fattispecie da un fantomatico telefonino forse rubato poco prima, in concorso da vittima e carnefice, ai danni di una terza persona nei pressi di piazzale Don Leoni. A stroncare la vita al richiedente asilo alloggiato nel Bresciano, secondo quanto riscontrato all’esito dell’esame autoptico, effettuato nelle sale mortuarie del Carlo Poma, era stato un solo colpo, rivelatosi poi mortale, perpetrato con un punteruolo più che con un coltello inferto dal basso verso l’alto che aveva portato alla lacerazione di un polmone e del cuore. Il presunto assassino invece, dopo una notte di latitanza, era stato invece individuato dai carabinieri del comando di via Chiassi, poco dopo l’alba a bordo di un treno in partenza da Mantova e quindi sottoposto a fermo di indiziato di delitto. Anche sulla scorta dei riscontri investigativi addotti al giudizio, con il punto certo rappresentato dalla colluttazione sorta tra i due, il Pm ha così optato per proporre la riqualificazione del capo d’accusa senza però formulare una quantificazione della pena da comminare, che verrà dunque stabilita dal giudice, in caso di condanna, tra due settimane.