Cultura, politica e associazionismo in lutto per Nedo Consoli

MANTOVA  Si è spento nella notte alle soglie dei 70 anni Nedo Consoli, personalità poliedrica che ha lasciato il segno in vari ambiti della società virgiliana e nazionale. In lui si incarnava il sentimento libertario delle storiche battaglie socialiste e radicali. La sua esperienza e il suo impegno sono spaziati sin dai primi anni ’70 nel campo dei diritti umani in coincidenza con la sua adesione alle rivendicazioni del partito di Pannella. Amico intimo di Adele Faccio e Gianfranco Spadaccia, li affiancò assiduamente nell’immediato periodo post-contestazione per affermare i diritti sulla libertà sessuale, sulla liberalizzazione delle droghe leggere e sull’aborto. In quegli anni assunse anche la carica di parlamentare supplente, fondando nel contempo il “Fuori”, Fronte unitario omosessuali rivoluzionari italiano. Storico rimase il suo matrimonio con una donna rumena finalizzato al riconoscimento per lei della cittadinanza italiana, sottraendola così ai regimi totalitari dell’Est europeo. Ma sin da allora all’impegno politico Consoli affiancò quello sul fronte culturale-artistico, distinguendosi come uno dei più apprezzati pittori naïf e riscuotendo numerosi riconoscimenti anche in ambito internazionale. Negli anni, quella vocazione artistica abbracciò gli aspetti popolari della pittura avvicinandolo agli artisti di strada e soprattutto al mondo dei madonnari, sortendo la fondazione dell’Associazione nazionale madonnari che tanta parte avrebbe avuto nella gestione delle annuali fiere dell’Assunta a Grazie di Curtatone, ove nel frattempo aveva preso la residenza. Contestualmente, assieme alla sorella Marinella, gestiva la locanda del “Leoncino Rosso” di via Giustiziati, facendone un centro di cultura e di aggregazione. Consoli si spese in prima persona anche per assistere molti ragazzi che fra gli anni ’70 e ’80 rientravano nelle fasce di fragilità ed emarginazione sociale intervenendo pubblicamente in tutti i livelli istituzionali. La sua partecipazione all’attività della ristorazione lo portò anche, negli anni ’90, ad assumere la presidenza della Confesercenti, dalla quale si staccò per divergenze coi vertici nazionali, sino alla fondazione dell’Ape, associazione provinciale degli esercenti. Solo sopraggiunti problemi di salute hanno rallentato e via-via il suo impegno politico e associazionistico, mantenuto con distaccata ironia in sporadiche collaborazioni giornalistiche: per la “Voce di Mantova” tenne la pungente rubrica di satira e costume “Il cattiverio” con la quale vivacizzò il dibattito locale a 360 gradi. L’aggravarsi delle sue condizioni di salute ne hanno progressivamente, ma anche rapidamente, causato il ritiro nella sua casa-atelier di Grazie, ove ha mantenuto viva soprattutto la vena artistica e una ristretta convivialità. Questa notte, dopo un breve ricovero in ospedale, la fine giunta inattesa ai più, che ha suscitato da subito un vastissimo cordoglio in quella società mantovana da lui stesso tanto censurata quanto profondamente amata.