Digiuno e Parola: “Addio, cioè arrivederci in Dio”, dal Vescovo

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MANTOVA – È partita dalla chiesa della Madonna del Terremoto la quinta e ultima tappa del percorso “Digiuno e Parola”, dedicata all’opera di misericordia “Seppellire i morti”. «La morte di un proprio caro è un terremoto nella vita delle persone», ha ricordato il vescovo Marco Busca, spiegando la scelta del luogo di partenza.
Dopo il breve pellegrinaggio verso la basilica di Sant’Andrea, i partecipanti hanno vissuto un’ora intensa di ascolto, silenzio, preghiera, ascoltando le testimonianze di fedeli che vivono il lutto, e dell’ equipe di sostegno e accompagnamento. «Il lutto è come un guscio: si apre solo se qualcuno si fa prossimo al grido e al pianto», ha detto Busca nell’omelia. «Abbiamo bisogno di tanti consolatori, persone capaci di ascolto profondo, di parole misurate, di una presenza fedele che duri nel tempo». Non solo presenza immediata, ma costante: «Chi è colpito dal dolore ha bisogno di sapere che non è solo, oggi come tra un anno». E ha aggiunto: «Seppellire i morti è un gesto di civiltà e di speranza. I nostri cari non sono assenti, ma invisibili: l’Eucaristia è il luogo dove li incontriamo ancora». Ognuno ha potuto scrivere il nome di una persona cara defunta su un biglietto, poi deposto in un’urna accanto ai Sacri Vasi per affidare nella preghiera questo nome al Signore. Un gesto semplice, ma denso di significato. «Ricordare i defunti è ringraziare per il dono della loro vita», ha detto il Vescovo. «Addio… significa arrivederci in Dio».

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