Droga nigeriana: l’indagine della Dda di Trento arriva a Mantova

MANTOVA – Associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti: questo il reato contestato ai destinatari delle 16 ordinanze di custodia cautelare eseguite all’alba di ieri dai carabinieri che hanno condotto l’operazione Acqua Verde. Un’indagine, quella coordinata dalla Dda di Trento, che ha sgominato un cartello di spacciatori dominato da una gang di nigeriani (ben 13 su 16, più 2 italiani e un albanese,  ndr) attiva su buona parte del territorio nazionale, e che ha toccato anche Mantova a più riprese. Proprio dalla nostra città, infatti, il 7 marzo dello scorso anno, quando stava per scattare il primo lockdown per l’emergenza Covid, i carabinieri del Norm arrestavano una 30enne nigeriana richiedente asilo proveniente da Benevento. La donna era in attesa dell’autobus alla fermata di piazza Don Leoni e aveva con sé uno zaino all’interno del quale c’era un chilo di marijuana. Quell’arresto fatto apparire come un po’ causale di un corriere della droga, in realtà era uno dei primi dei 21 complessivi di questa operazione che ha portato al sequestro di 16 chili di marijuana. Ieri mattina l’ultimo capitolo mantovano dell’indagine dell’antimafia trentina, con l’individuazione del destinatario di uno degli ordini di custodia cautelare, un 54enne nigeriano senza fissa dimora nei cui confronti è stato emesso un divieto di dimora nelle province di Trento, Verona e Mantova. L’uomo, che era tenuto sotto controllo dai carabinieri, è stato infine individuato mentre era a bordo di un autobus di linea. I carabinieri di Mantova hanno quindi bloccato il mezzo pubblico mentre si trovava tra via Brennero e l’Ostigliese, fatto scendere il 54enne che è stato portato nella caserma di via Chiassi dove gli è stato notificato il provvedimento a suo carico. L’operazione Acqua Verde ha consentito di assicurare alla giustizia i responsabili di un vero e proprio centro nazionale di smistamento, gestito da un gruppo di italiani su Roma, i quali avvalendosi di un’organizzazione criminale nigeriana, effettuavano spedizioni a richiesta in particolare nel Nord-Est, di marijuana che arrivava dall’Albania tramite il canale d’Otranto.