MANTOVA Il palcoscenico è quello sontuoso della Semperoper Dresden, l’occasione è l’alzarsi di sipario della Stagione lirica. In buca, a guidare una delle orchestre più prestigiose del mondo, oltre che delle più antiche, è la bacchetta duttile, intelligente, introspettiva di Daniele Gatti, da un anno Direttore stabile della Sächsische Staatskapelle e qui alla sua prima volta con un titolo lirico sul leggio. E che titolo! Falstaff, congedo di un Verdi ultraottantenne che, dopo aver attraversato e raccontato oltre mezzo secolo di storia italiana, sceglie le corde di una leggerezza dolceamara. Bacchetta d’eccellenza, regia d’eccezione, con Damiano Michieletto che veste l’improbabile, maldestro protagonista sir John dei panni di una stinta stella del rock, nostalgicamente aggrappata ad un passato che non ritorna e che ne distorce i pensieri. E nel cast, a brillare, nei panni dell’arguta Alice, è una Eleonora Buratto che torna a Dresda dopo il trionfo ottenuto la scorsa primavera, quando aveva prestato la sua intensa interpretazione al Requiem verdiano, diretto dallo stesso Gatti, voluto per commemorare il tragico bombardamento della città avvenuto il 13 e 14 febbraio del 1945. È l’Italia migliore, insomma, quella che stasera, con repliche l’8, 12, 15, 17 e 24 ottobre, è attesa di fronte ad un pubblico noto per competenza e cultura musicale. “È difficile descrivere l’interesse e la gioia che provo ogni volta che affronto un nuovo ruolo o ne riprendo uno più volte portato in palcoscenico”, ci ha detto la Buratto, recentemente incoronata cantante dell’anno dalla rivista tedesca Opernwelt. “Accade che quella parte diventi la mia preferita e questa sensazione aiuta il buon esito della prova. Ancora di più se mi richiamano per cantare come Alice in Falstaff, un’opera sublime, divertente ma profonda, che ho avuto il privilegio di affrontare sin dagli inizi della mia carriera. È il Verdi che ti sconvolge, la risata malinconica di chi – oramai vecchio – ha capito la vita e ha compassione per la vanità degli adulti e tanta tenerezza per i giovani, i loro sogni e la loro purezza. Cantare come Alice è una prova lirica straordinaria, visto che parliamo di una scrittura vocale matura e direi perfetta. Ma interpretare Alice è ancora più stimolante, una delle sfide teatrali più impegnative: quella di dimostrare come l’intelligenza e l’astuzia suggeriscano le trame giuste per dare una lezione alla vanità maschile”. Per noi, da casa, non resta che attendere quando lo spettacolo sarà disponibile sulle piattaforme musicali.







































