MANTOVA «Se parlare di pace e solidarietà viene considerato molto grave dal centrodestra, mi chiedo quali temi debbano trovare spazio nelle nostre scuole». Questa la premessa di Marianna Pavesi, dirigente scolastica dell’istituto “Fermi” che nei giorni scorsi ha dato adito a un’accesa polemica per aver consentito una sottoscrizione pro-Pal e pro-Flotilla nelle ore scolastiche, con tanto di messaggi audio nelle aule. La sua replica è indirizzata ai ragazzi di Gioventù nazionale, organismo giovanile di Fd’I, ma anche agli esponenti del centrodestra (fra gli altri, i tricolori Paola Mancini, Alesandro Beduschi e la leghista Alessandra Cappellari) che hanno stigmatizzato l’uso a loro avviso strumentale dell’istituzione scolastica. Una polemica che coinvolge le scuole mantovane per la seconda volta in pochi mesi: il precedente quando la Cgil aveva chiesto e ottenuto momenti assembleari in occasione dei referendum.
Ora la preside smorza i toni: «Personalmente non mi sono mai sottratta ad alcun confronto, né con gli studenti né con gli adulti. Bastava chiedere e ne avremmo discusso», rimarca.
Ma la Gioventù nazionale respinge al mittente l’apertura: «Nemmeno noi ci sottraiamo al dialogo, ma ormai è tardi: troppo facile chiedere il confronto ora che i giochi sono fatti», replica il coordinatore Leonardo Minelli. E non solo. «Nemmeno i rappresentanti studenteschi erano stati informati di questo appello pro-Flotilla. Quanto accaduto conferma ancora una volta la tendenza, nemmeno troppo velata, di catechizzare gli studenti. Non si vuole entrare nello scontro pro-Palestina o pro-Israele, ma anziché esprimere solidarietà a popolazioni martoriate si è scelto di celebrare l’azione della Flotilla, di certo non umanitaria, forse politica ma sicuramente provocatoria». Da ex studente del “Fermi”, conclude Minelli, «mi rattrista vedere le condizioni in cui in pochi anni si è ridotto questo prestigioso istituto. Confidiamo che questo episodio possa servire per mettere in seria discussione il sistema educativo italiano, troppo spesso in mano ad ex sessantottini con la sindrome di Peter Pan. Quanto accaduto serva da lezione: le scuole italiane sono intrise di ideologia woke&co, e a dirlo non è il sottoscritto, bensì numerosi analisti e giornalisti non tacciabili di “melonite”, come ad esempio Federico Rampini, preciso osservatore delle dinamiche sociologiche, che ha di recente denunciato l’indottrinamento all’interno delle scuole e delle università».








































