La sorpresa è in mezzo alla campagna tra Cesole e Borgoforte, dalle parti di Scorzarolo. Provincia profonda, quella provincia che più provincia non si può, per caratteristiche demo-etno-antropologiche. E qui mamma so già che mi rimprovererà. “Ma scrivi facil!”, è il suo invito. Tutto si tiene: angoli di provincia in cui per iniziativa di gruppi culturali dalle tradizioni più o meno lunghe si fa cultura popolare e nobiliare allo stesso tempo, cultura pop non urlata, quella che non finisce in radio o televisione, quella che non ha titolo a caratteri cu itali sui giornali ma che raduna trenta, quaranta, cinquanta persone al pomeriggio e di sera per ascoltare musica o poesia, il romanzo di un autore magari del posto, il racconto di un viaggio. Il Mantovano nel senso di territorio della provincia di Mantova non è nuovo a queste abitudini di cultura pop diffusa e a volte nascosta in casolari, corti di campagna, ville patrizie e palazzi storici. Mi è capitato di ricordare ai pazienti e fedeli lettori della Voce di Mantova l’esperienza di Cà di Pom a San Giacomo delle Segnate, dove spessissimo si radunavano scrittori e dottori, peti e sognatori, pittori e giornalisti per affrontare temi del momento e argomenti dell’eternità. Grazie tra gli altri al dottor Graziano Mangoni, allora direttore Fondazione Bam, si promossero edizioni memorabili, anche là in corte a ridosso di un portico che poteva essere anche ospitante un fienile. Torniamo a Scorzarolo. Nel fienile dell’associazione che si chiama “Il Fienile”. giust’appunto,si trovano i soci per ascoltare dalle parole dell’autore le avventure di un calciatore che si innamora di una diva nelle perigliose e a volte pruriginose atmosfere provinciali dell’immediato secondo dopoguerra e anche per ascoltare musica celtica, o musica classica avendo il fienile stesso ristrutturato come una grande sala di incontri letterari e di ascolto di musica anche un pianoforte e un sistema acustico che poggia sul legno, sulla natura. Due anni di vita, 14 soci fondatori, con età dai 19 ai 90 anni, quattro musicisti, un tecnico audio neo laureato in questa disciplina, un’allieva del Conservatorio Campiani di Mantova, un’allieva della scuola di teatro STM/ARS di Mantova, un consulente finanziario, un’insegnante e ballerina, alcuni pensionati tra cui due attrici, ex funzionari di banca ed ex responsabili amministrative di grandi aziende. Obiettivi di dialettica platonica oseremmo dire nel confronto per arrivare alla conoscenza: preminente la voglia di legare atri e varie discipline nella valorizzazione del territorio. Il luogo, il cuore della campagna, la corte, gli stradelli, gli argini e i campi a perdita d’occhio fanno la loro parte. Ti sembra di andare semplicemente in un casolare di campagna ed invece ti accorgi che sei in un luogo di pensiero e di cultura già dall’ingresso con libri e quadri, telefoni antichi, mappe e disegni, già dall’arredamento con divani e poltrone tutte diversi e diverse oggetti che ti fanno sentire in armonia con il creato. Mica poco. Anfitrioni i Pigozzi, aderenti signore e signori dalle attività ed ex attività più varie sull’orma più o meno dei fondatori: impiegati di banca, dirigenti di azienda, maestre e professoresse, imprenditori, agricoltori, appassionati, interessati, pensionati, e via dicendo. Ospitano anche rappresentanti di altre associazioni che scambiano esperienze e iniziative. Associazioni alla seconda. Ascolti volentieri seduto si quei divanetti e su quelle persone le parole dello scrittore e la musica di Brahms, si scoprono connessioni di tradizioni e di devozioni, parentele ottocentesche e ricordi di resistenza. Se non è quasi magia tutto questo ditemi voi cosa può essere! E il bello è che esperienze come queste sono varie e diffuse. Altro esempio. La Fondazione Sanguanini Onlus di Rivarolo Mantovano, provincia che più provincia non si può anche qui, siamo al limitar del territorio cosiddetto virgiliano e in terrà di Anna d’Aragona, proprio nel palazzo con lo stemma della nobile Signora ha sede la Fondazione che fa incontri e promuove iniziative culturali e metti caso una domenica pomeriggio richiama una quarantina di persone ad ascoltare le gesta e la vita di una prete scomodo morto 31 anni fa. Il riferimento è a don Costante Berselli, umanista, giornalista, storico, e tanto altro. Non solo ma la stessa Fondazione ha accolto il suo rilevante patrimonio librario. Guarda un po’: la voglia di conoscere e riflettere. Ma ci sono associazioni, fondazioni, pro loco, enti che in tutti i comuni della provincia si mobilitano per creare momenti e occasioni di incontro, di confronto, di cultura. Una rete si direbbe molto articolata e dal valore sociale incalcolabile. Ho ricordi frementi di quei giorni a Co di Pom. Di venerdì sera, solitamente, s’illuminava di più la bella Ca’ di Pom, a San Giacomo delle Segnate. Perché accanto alle mostre e alle musiche, accanto alle mele e alle tele e alle sculture e alle anatre e alle pietre, ai giarun, arrivava la poesia. Una bella piega abbondantemente poetica e letteraria solitamente di primavera quando l’aria stuzzica nuovi sentimenti ed inedite emozioni con un ritrovo tra l’agreste e l’artistico. Bei ricordi, grande suggestione tra un calice e un qua-qua dell’anatra che saliva o scendeva dal laghetto. C’era tanta attività di primavera estate del Centro culturale Ca’ di Pom di San Giacomo, con risoluzione voluta dall’allora direttore della Fondazione Bam Graziano Mangoni e premurosamente organizzata e gestita con il Comune di San Giacomo e l’Associazione Culturale Sangiacomese. Poesia e cultura a San Giacomo, dunque. Accoglieva ed invitava a cominciare, con Mangoni, Gianfranco Lodi: nomi e cognomi che fanno del bene alla cultura mantovana.
Poeti noti tra pensiero, gioco e spiritualità, e anche giovani poeti mantovani tra edito ed inedito. Impressionante come Emily Pigozzi, ad esempio, lanciasse epicamente i suoi versi con la forza della comunicazione emozionale. Si scopriva piano Nicola Baldini che quasi si lacerava nella scelta della poesia da leggere ma che poi si vedeva che si innamorava della parola, della sua rincorsa, del suo rumore. Romantica e “in pagina” Mirna Quasimodo che leggeva versi che diventavano in un attimo l’inevitabile specchio per ognuno di noi. Archeologo di professione e anche nella poesia Davide Longfils, con i suoi strati di versi, apparentemente timido e triste, sotto sotto deciso e tenero, nei ricordi ma anche nelle pulsioni. Il tutto animato e intarsiato da Alberto Cappi, poeta, saggista e traduttore, con decine di opere in scaffale e da me, sul comodino, come gli dissi. Passarono di qui, dal palco poetico di San Giacomo, Stelio Carnevali, don Ulisse Bresciani, don Benito Regis, e poi Mario Benfatti, Pompeo Benfatti, Romano Boccadoro, Gilberto Cavicchioli, Gaetano Adamo Cordioli, Giuliana Maglia, Giorgio Pavesi.
Che ricordi, quella volta quando l’anatra squaqqueggiò in un verso poetico rendendolo quasi più futuristico. Quei poeti a San Giacomo, un bella esperienza in tempi di reality incipienti e fantasmi di idee, in tempi di affannati, corruttori della parola. Le poesie e i poeti fanno bene alla salute perché scoperchiano ricordi, cavalcano emozioni, ti fanno pensare un po’, ti fanno diventare più amiche le parole, ti fanno scegliere come parlare e magari parlare meno e quindi meglio. Forse. Sicuro.






































