Il Consorzio agrituristico mantovano ha festeggiato i suoi primi 25 anni

MANTOVA Nella serata di lunedì scorso si è tenuta l’assemblea per il XXV anniversario della fondazione del Consorzio agrituristico mantovano. Nato nel 1998, da un gruppo di nove piccole imprese agricole familiari, negli anni si è caratterizzato per una forte capacità d’innovazione sociale che ha permesso a tante aziende agricole di continuare la loro attività, praticando un’agricoltura sostenibile. A Mantova sono sorte le prime fattorie didattiche ed i primi mercati contadini, a cominciare dal mercato contadino del Lungorio. La diversificazione si è concretizzata in eventi profondamente radicati: “Per corti e cascine”, “Diamo del salame a tutti”, “Di zucca in zucca”, Concorso fotografico “Campagne”. L’agriturismo ha rappresentato una straordinaria opportunità economica per molti giovani e per molte donne, con un trend di sviluppo che continua, ininterrotto, dal 1985 ad oggi, portando a 244 gli agriturismi nella nostra provincia. Il Consorzio ha dato un notevole contributo allo sviluppo dei mercati contadini ed oggi il Consorzio ne gestisce una quarantina. Oggi il Consorzio è un’associazione plurima ed in espansione, con 450 aziende agricole associate e continua a pensare al futuro con notevoli investimenti e nuovi servizi alle imprese. La storia del Consorzio testimonia che anche le piccole imprese agricole familiari possono avere un futuro, contraddicendo una tendenza che ha visto, nell’ultimo decennio, in Italia, la cessazione di moltissime aziende agricole. Per invertire questa tendenza è necessario sostenere i redditi agricoli e riconoscere la peculiarità dell’agricoltura contadina, semplificando gli adempimenti e cancellando le misure che ne ostacolano lo sviluppo. Tra queste, emblematiche sono le gabelle della stazione sperimentale di Parma che gravano su tutti i prodotti agricoli trasformati ed il mancato aggiornamento dell’elenco dei prodotti da attività connessa. Nel corso dell’assemblea, inoltre, sono emerse proposte di superamento di alcune criticità della legge regionale sull’agriturismo quali il divieto di somministrare piatti tipici della tradizione popolare quali baccalà e bigoli con le sarde, semplificazioni negli interventi di formazione continua degli operatori delle fattorie didattiche.