Legata e segregata in casa da un conoscente per un giorno, 42enne in manette

MANTOVA –  Ha tenuto segregata in casa propria una conoscente sua connazionale per quasi ventiquattrore. A porre fine a quest’incubo infinito, vissuto da una 35enne mediatrice culturale marocchina, ci hanno pensato i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Mantova che nella serata di mercoledì hanno messo in salvo la vittima dalle grinfie del suo aguzzino. L’episodio violento, su cui gli inquirenti avevano mantenuto il più stretto riserbo in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto e anticipato ieri dalla  Voce per quanto sommariamente appreso, è occorso tra il 20 e il 21 aprile nel quartiere cittadino di Formigosa. In manette con le accuse di sequestro di persona, rapina, violenza privata e lesioni personali – in un primo momento si era anche ipotizzato il reato di violenza sessuale – è finito E.B., 42enne richiedente asilo pregiudicato e sino a quel momento ristretto agli arresti domiciliari per una precedente rapina da lui commessa lo scorso anno.
E proprio a causa di tale misura cautelare e dell’impossibilità di uscire l’amica – dipendente di una cooperativa sociale proprietaria dell’immobile in cui l’uomo alloggiava – aveva deciso, martedì sera, di fargli visita per fornire assistenza. Ma una volta messo piede dentro l’abitazione dell’uomo ecco che la situazione aveva preso a degenerare repentinamente. Il magrebino infatti, dopo aver chiuso la porta d’ingresso con più mandate, la privava immediatamente della borsetta contenente i documenti e il telefono cellulare. A seguito di tali inspiegabili comportamenti la giovane, incapace di poter mettere in atto qualsiasi iniziativa di difesa e temendo gravemente per la propria incolumità, cercava dapprima di assecondarlo nel proprio delirio, acuito anche all’assunzione di cocaina. Scenario questo protrattosi fino all’alba di mercoledì quando E.B., pensando ad un intento di fuga della ragazza, la afferrava da dietro per il collo, facendola inginocchiare e, sotto la minaccia di un coltello, le copriva la bocca con del nastro adesivo, legandole altresì i polsi con una cinghia per poi bloccarla completamente con delle lenzuola utilizzate come corde. Col passare delle ore e con il calo dell’effetto psicotropo della droga, la vittima ha quindi atteso che il sequestratore si tranquillizzasse, riuscendo via via a convincerlo a liberarla con la promessa che non sarebbe scappata. La svolta giungeva infine nel corso del tardo pomeriggio: il 42enne, ormai sfinito da un punto di vista fisiologico, le ordinava di andare a comprare sigarette e birre in un vicino negozio di alimentari, ma sorvegliandola dal balcone. La ragazza, una volta fuori, approfittando di una zona in cui non era nel campo visivo del sequestratore, chiedeva così aiuto a dei passanti, i quali immediatamente allertavano i carabinieri. Giunti sul posto in militari, dopo aver tranquillizzato la 35enne ed essersi sincerati della sua incolumità ricostruivano gli eventi minuziosamente.
Dal racconto della vittima, lucidissimo e puntuale, emergeva così come il proprio carnefice, dopo una breve discussione, avesse all’improvviso e in maniera immotivata mutato atteggiamento divenendo aggressivo e possessivo. La successiva perquisizione domiciliare confermava quanto riferito dalla donna e a carico del 42enne scattavano così le manette ai polsi. Ieri, al termine dell’interrogatorio di convalida il giudice per le indagini preliminari Gilberto Casari ha dunque avallato la custodia cautelare in carcere avanzata dal sostituto procuratore di via Poma Lucia Lombardo.