Mantova non è solo turismo: perdiamo tre giovani al giorno

Le associazioni economiche e i sindacati chiedono più lavoro

MANTOVA «Non può esistere una comunità senza lavoro e non può esistere il lavoro senza impresa». Non è una sentenza biblica ma ci si avvicinano molto le parole di Gianfranco Burchiellaro, ex sindaco e vicepresidente dell’associazione Ponte dei Mulini, intervenuto durante il convegno “Lavoro, Lavoro, Lavoro”, momento scelto per riunire nel foyer del Teatro Sociale tutti i principali protagonisti sindacali del territorio mantovano. «Il lavoro non si crea per decreto, ma si può distruggere per decreto», spiega Mauro Redolfini, direttore di Confindustria; «Siamo davanti ad una situazione logistica/politica/culturale, locale e nazionale, dove l’imprenditore viene visto come dannoso, comportando la sfiducia e l’abbandono del territorio di molte aziende. Si chiedono scelte più equilibrate e coerenti per ampliare la mappa delle alternative a disposizione e, soprattutto, la necessità di essere collegati con Milano, che sia tramite Cremona o da altre parti».
Un accenno alla delicata e sentita problematica della Mantova-Cremona: «È stato scritto che Confindustria fosse rigida nel difendere la realizzazione ad oltranza di questa autostrada. Questa dichiarazione l’abbiamo fatta a dicembre, quando ci è stato presentato il progetto e le risorse dedicate. È una dichiarazione che dovete leggere attraverso questi dati: Il Pil mantovano è di circa 14 miliardi di euro. La metà (7 miliardi) è generato da fatturato verso estero. In tutta la provincia ci sono 43.000 partite iva ma, di queste, solo poco più di 812 generano fatturato verso estero. La conclusione? Solo una piccola parte ha imparato a vendere i prodotti verso l’estero e, ad oggi, non abbiamo un mercato talmente solido da essere sicuri che gli occupati di oggi siano gli occupati di domani. A questo si aggiungono una digitalizzazione ed efficientamento che non hanno dato i risultati desiderati, la mancanza di figure professionali adatte alla richiesta del mercato». «Il futuro del nostro mercato, conclude Redolfini, risiede anche nel riuscire a rimanere attaccati a Milano, capitale economica e digitale».
Gramo è il quadro generale che ne risulta sia per Confartigianato, rappresentato dal segretario generale Piera Zambelli: «Vogliamo coesione territoriale e più incentivi alle aziende: il mercato è cambiato e il rischio d’impresa è elevatissimo» sia per Confcommercio, rappresentata dal presidente Ercole Montanari: «Non contiamo niente in Regione. Non contiamo niente nel governo centrale. I nostri rappresentati al governo hanno scarsa visione di cultura economica e nessuna capacità di riunirsi per il bene comune».
Non mancano zampate alla lunga vicenda riguardante il vecchio il mercato contadino del sabato mattina. «È concorrenza sleale. O fai l’agricoltore, o fai il commerciante». Sono stati chiusi gli istituti necessari, come quelli agricoli, ed implementati quelli sbagliati», alla scollatura tra i tempi giudiziari/burocratici e quelli del commercio abissali. La provincia di Mantova, conclude, è ancora “la bella addormentata” ai margini dell’impero lombardo.
A questo si aggiungono lo sbandamento nelle generazioni più giovani e la paura dei furti e rapine. «Fintanto che tre ragazzi, al giorno, della nostra provincia, se ne vanno per trovare lavoro da un’altra parte, dopo che ne abbiamo pagato la formazione, la sconfitta non è delle forze economiche, sociali o politiche – conclude Burchiellaro – è la sconfitta della comunità che non riesce a valorizzare il proprio patrimonio. Abbiamo creduto (e crediamo) alla favola di sostituire il turismo all’impresa. Una follia pura. Nemmeno Las Vegas vive di solo turismo. Dobbiamo trovare la strada per ricompattarci e raccordare istituzioni e realtà economica su tre obbiettivi comuni: sburocratizzazione, creazione di nuove infrastrutture, riformulazione dell’offerta formativa».