MANTOVA Massimo Recalcati ha tenuto uno degli interventi più attesi del festival culturale, intitolato “Una legge per la vita”. Il noto psicoanalista ha proposto una riflessione profonda e innovativa su come cristianesimo e psicoanalisi, apparentemente distanti, si incontrino su un terreno comune: la “legge del desiderio”. Secondo Recalcati, «l’essenziale del cristianesimo incrocia l’essenziale della psicoanalisi: consegnare l’uomo al compito di essere fedele alla Legge del suo desiderio, ai suoi talenti, alla sua vocazione». Questa affermazione sottolinea un punto cruciale del suo discorso: il vero cristianesimo non è fatto di precetti morali, di regole da seguire rigidamente, ma piuttosto invita l’uomo a vivere pienamente, in armonia con la propria vocazione interiore. Recalcati ha utilizzato numerosi episodi tratti dai Vangeli per illustrare come Gesù fosse spesso in contrasto con una visione moralistica della religione. Uno degli esempi più significativi è stato il rimprovero di Gesù ai discepoli che volevano seppellire i loro morti: «Lasciate che i morti seppelliscano i morti». Secondo Recalcati, questo invito non è una mancanza di pietà, ma un’esortazione a non rimanere intrappolati nel passato. «Non guardate indietro, non fatevi paralizzare dalla nostalgia, ma rendete la vostra vita capace di generatività», ha spiegato, sottolineando che, per Gesù, «il criterio non è il bene o il male, ma se un’azione ha generato vita o no». Uno dei momenti più intensi del discorso è stato quando Recalcati ha rievocato la scena del paralitico alla piscina di Betzaeta, che da 38 anni attendeva di essere guarito da un miracolo. «Gesù non crede nei miracoli spettacolari», ha spiegato Recalcati, sottolineando che l’unica domanda che il Cristo rivolge al paralitico è: «Vuoi davvero guarire?». Questa domanda, semplice ma potentissima, rappresenta per Recalcati il cuore della psicoanalisi: guarire significa rimettere in movimento una vita bloccata, rompere la passività e ritrovare il desiderio perduto. Non è la guarigione fisica a contare, ma la capacità di riappropriarsi del proprio desiderio, di tornare a camminare nel senso esistenziale del termine. Recalcati ha poi affrontato il tema del peccato, offrendo una rilettura lontana da una prospettiva moralistica. «Il peccato non è l’atto impuro, ma il tradimento della propria vocazione, della Legge del desiderio». L’unico vero fallimento, secondo Recalcati, non è cadere nell’errore, ma seppellire il proprio talento, tradire la chiamata interiore. Nel giorno del Giudizio, l’unica domanda che ci verrà posta sarà: «Hai vissuto secondo il desiderio che ti abitava?».