Piano industriale Versalis? Mantova col fiato sospeso

MANTOVA «Per il momento, il piano industriale presentato nel luglio del 2019 è carta straccia». È tranciante Michele Orezzi segretario della Filctem Cgil in capo allo sciopero generale della Versalis proclamato nella mattinata di ieri in seguito alle mancate risposte del petrolchimico sui piani di riconversione aziendale dopo il già annunciato stop al cracking di Marghera: un bocco che mette a rischio gli stabilimenti satellite di Mantova, ma anche di Ferrara e Venezia, direttamente interessati a quel processo produttivo. Non a caso la manifestazione di ieri ai cancelli Versalis ha previsto proprio il collegamento video con le realtà consorelle ferraresi e della Serenissima.
Lo sciopero del polo chimico ha interessato tutta la costellazione produttiva orbitante attorno allo stabilimento, dai comparti metalmeccanico all’edile, dalla coibentazione all’edilizia, dai servizi alla logistica e quant’altro. Sui 450 dipendenti, 250 sono entrati nei cancelli fra coloro che rientrano nei casi d’obbligo (leggasi i turnisti). «Siamo soddisfatti dell’adesione – dicono le parti sociali –, che ha esentato solo coloro che rientrerebbero nelle penalità d’impianto».
Il messaggio è chiaro: sindacati e lavoratori chiedono garanzie sul rispetto del piano industriale che prevedeva investimenti per 160 milioni sugli impianti post sto-cracking, «ma dei quali non si sa nulla», accusano Orezzi, Giovanni Pelizzoni (Uiltec), Paolo Soncini (Uil) e Daniele Soffiati (Cgil). Con loro ai cancelli anche il sindaco di Mantova Mattia Palazzi che ammonisce: «Chiediamo certezze sulla continuità delle forniture dopo la chiusura dell’impianto di cracking di Mestre è un piano industriale chiaro, con investimenti e tempi che garantiscano lo stabilimento di Mantova e la volontà reale di difendere e investire sulla chimica in Italia».
Con lui il consigliere regionale Antonella Forattini, mentre la collega leghista Alessandra Cappellari ha già annunciato la convocazione al Pirellone della commissione attività produttive per dare garanzie sugli accordi dal 2030 al 2050.