Redditi e pensioni di cittadinanza quasi dimezzati

MANTOVA –  Un buon segnale, o è solo uno dei tanti imponderabili effetti della pandemia? La domanda è aperta agli analisti, ma il dato di base imprescindibile è il fattore numerico che vede pressoché dimezzati nel triennio 2019- 2021 gli assegni del reddito e della pensione di cittadinanza nella nostra provincia.
Ad assicurarlo sono i dati dell’Inps nell’ultimo rapporto steso con lettura sinottica della triennalità. Nello specifico del mantovano, si legge che alla data del 31 dicembre 2019 in tutto il territorio virgiliano risultavano 7.249 nuclei percettori del reddito o della pensione istituito dal primo governo gialloverde di Conte, cavallo di battaglia dei pentastellati. In percentuale, si trattava dello 0,4% della popolazione nazionale richiedente.
Ma già l’anno successivo, l’anno terribile della pandemia, il dato era sceso sensibilmente a quota 5.072, ovvero lo 0,3 percentuale, lasciando il dubbio che potesse essere anche questo un effetto dello sconvolgimento socio-sanitario in corso. E questo in ragione del fatto che i ristori andavano in compensazione senza accumulo con gli assegni sociali in particolari fasce. Insomma, calcoli complessi, che però non trovano ragione nel prosieguo della nostra emergenza, dato che nel 2021, che sembra essere stato un anno di parziale normalizzazione, redditi e pensioni sono ulteriormente scesi a 4.553 (lo 0,4% dei nuclei richiedenti). È ben vero che a Mantova le assunzioni nello scorso anno sono andate con segno positivo, e che addirittura al primo trimestre di quest’anno si parla in proiezione di un +19%. Altrettanto vero è che in Lombardia questo sussidio va progressivamente scemando.