MONACO La recita di oggi, l’ultima della produzione inaugurata lo scorso 20 maggio al Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, è da tempo sold out. E sold out lo era anche quella dello scorso sabato 27 luglio; ma, in quell’occasione, il pubblico – quello della grande Max-Joseph Platz e quello del resto del mondo – ha potuto prenotare un ideale posto in prima fila, comodamente all’aria aperta o, come noi, sulla poltrona di casa. Per assistere ad una Tosca a tinte forti, con la controversa regia (a nostro modesto avviso bellissima) firmata dall’ungherese Kornél Mundruczóm, con la repubblica napoleonica trasformata in un’Italia anni ’70 sul filo rosso di Pasolini e delle 120 giornate di Sodoma, di Brigate Rosse al posto dei repubblicani e una dilagante violenza fatta di manganelli sibilanti, stupri, camere di tortura. Ma, soprattutto, per assistere al trionfo assoluto di Eleonora Buratto nei panni della protagonista, a cui i costumi di Monika Pormale regalavano il definitivo suggello di un look dichiaratamente ispirato alla divina Maria Callas. Per il soprano di Sustinente, oggi definitivamente assurta ad una tra le personalità più significative del panorama lirico internazionale, una prima volta nei panni della diva pucciniana, pronta ad uccidere e, poco dopo, a morire in nome di un amore senza compromessi. Ma, soprattutto, l’ennesima consacrazione in uno dei ruoli che va ad aggiungersi alla sua ormai fitta collezione di interpretazioni destinate a diventare cristalli di storia. “Ho esitato a lungo prima di accettare”, ha rivelato un’emozionata Buratto ai microfoni della televisione tedesca nell’intervallo tra primo e secondo atto. “Ma alla fine l’affetto per questo teatro ha avuto la meglio”. Un affetto ampiamente ricambiato dal consenso con cui il pubblico presente ha sottolineato la superba prova dell’interprete, già con fragorosi applausi a scena aperta, in particolare dopo un toccante “Vissi d’arte”, scolpito con accenti di rara finezza e intensità, e culminati nell’ovazione giunta a fine recita, sia in teatro che all’uscita, quando gli artisti si sono affacciati sulla piazza gremita a salutare il pubblico. Con lei, un Jonas Kaufmann di gran mestiere ma un po’ stretto nei panni del pittore Mario Cavaradossi e uno strepitoso Ludovic Téziers in quelli del terribile barone Scarpia. In buca, alla guida della sempre pastosa Bayerisches Staatsorchester e del Coro, un altro italiano: il giovane veronese Andrea Battistoni, che ha impartito all’azione un ritmo incalzante capace, tuttavia, di esaltare le infinite minuzie e sottigliezze che Puccini dissemina nel tessuto strumentale. Con oggi, cala il sipario su questa esaltante produzione bavarese. Per Buratto, il prossimo incontro con Tosca sarà dal 21 al 26 ottobre, a Roma. Tre recite in forma di concerto, con l’Orchestra e il coro di S. Cecilia diretti da Daniel Harding, con lo Scarpia sempre di Téziers e il Cavaradossi di Jonathan Tetelman. Mancheranno le scene. Ma interpretazioni di questo calibro sanno evocare interi mondi, anche ascoltando ad occhi chiusi.




































