Il Grand Tour Barocco di Zefiro riapre e conquista il Bibiena

MANTOVA  L’Orchestra Barocca Zefiro ha ripreso il filo del discorso musicale dal punto in cui le conseguenze della pandemia lo aveva interrotto: dalla sua straordinaria capacità di esprimere grandi qualità tecniche, assoluta competenza, proprietà di linguaggio e quella spontanea dose di vitalità che è ingrediente indispensabile per una corretta interpretazione della musica barocca. In poche parole: un marchio di fabbrica, tratti distintivi della formazione diretta da Alfredo Bernardini che martedì sera ha presentato al Teatro Bibiena il suo “Grand Tour Barocco”, progetto dedicato al prolifico intreccio musicale che si creò nel 1716 tra Dresda e Venezia. Il tema del concerto è stato, infatti, l’esito del viaggio compiuto dal diciannovenne principe elettore di Sassonia Augusto III (regnò col nome di Federico Augusto II) che portò al suo seguito il meglio dell’orchestra di corte di Dresda e, poi, se ne tornò da Venezia in Sassonia ingaggiando alcuni dei più quotati musicisti veneziani. Il Grand Tour di Zefiro è la preziosa testimonianza di questo intreccio tra le differenti anime del barocco europeo, così fortemente influenzato dallo stile italiano sia col concerto strumentale, sia con l’opera, che si concretizzerà in un CD per l’etichetta Arcana registrato in questi giorni al Bibiena. Ecco, dunque, l’avvincente percorso proposto dall’Orchestra Barocca Zefiro tra le differenti forme dell’ouverture “alla francese” e del concerto, illuminato da eccellenti esecuzioni, magistrale cura dei dettagli e coinvolgente forza comunicativa. Dal connubio tra le Ouverture di Antonio Lotti (1667-1740) e di Francesco Maria Veracini (1690-1768) e i Concerti per violino di Georg Pisendel (1687-1755) e per 2 oboi di Johann David Heinichen (1683-1729) è scaturita l’interessante rappresentazione di quell’incrocio di creatività e di valore anche tecnico delle composizioni di quel tempo che ancor oggi affascina e offre a strumentisti di valore, come nel caso di Zefiro, l’opportunità di esprimere il proprio talento. Una citazione, in questo senso, merita la violinista Cecilia Bernardini (il dna non mente) ed è bello vedere la partecipazione anche dell’altra giovane violinista Isotta Grazzi, figlia di Paolo, fondatore insieme al fratello Alberto Grazzi e Alfredo Bernardini di Zefiro nel 1989, come positivo segnale di continuità. A completare il Grand Tour non poteva mancare Antonio Vivaldi (1678-1741) che, nonostante non sia mai stato a Dresda, con quella corte ebbe numerosissimi contati. Pregevole l’esecuzione del suo Concerto per l’orchestra di Dresda RV577, per un finale esaltante salutato dai lunghi, entusiastici applausi del pubblico, gratificato da due Minuetti di J. D. Zelenka (1679-1745) fuori programma. Il concerto è stato realizzato grazie al contributo del bando “Let’s Go” di Fondazione Cariplo. (gmp)