“Animali senza cure”, condannati gestori del canile e veterinaria

HINTERLAND Condanne per i titolari-gestori –  M.M.  e  V.M.  – e anche per la veterinaria mantovana –  D.M.  – dell’allevamento “Mondo Cane” balzato tristemente alle cronache, quattro anni fa, come il «canile lager».
Lo ha stabilito il Tribunale collegiale presieduto dal giudice  Laura Donati , che ha parlato di «situazione raccapricciante». Tutto risale al 2016, quando il giornalista  Riccardo Mirandola , volontario della Lega del cane di Legnago, denunciò e documentò con foto e video la situazione in cui versava la struttura di Isola della Scala, poi finita sotto sigilli.
Seguì il blitz della Forestale: 278 cani di razza e 35 animali da cortile tra pony, capre e anatre tenuti in «condizioni incompatibili con la loro natura», costretti a subire «gravi sofferenze», sottoposti a «comportamenti insopportabili», esposti a «lesioni», sottratti alle «opportune cure e la necessaria assistenza veterinaria».
È solo una parte dell’estratto del campionario delle accuse sfociate in primo grado, su richiesta del pm Gennaro Ottaviano, nelle condanne ai gestori M.M. e V.M. (un anno per il primo, 8 mesi per il secondo le pene da scontare, oltre a 10 mesi di sospensione della loro attività di allevamento) e anche della veterinaria che seguiva l’allevamento, la dottoressa D.M., a cui sono stati inflitti 10 mesi (ora l’Ordine dei medici veterinari di Mantova dovrà valutare la sua posizione ed eventuali provvedimenti).
Ai tre imputati è stato contestato il maltrattamento, la detenzione degli animali «in condizioni incompatibili» e a carico di uno dei due gestori, M.M., l’indebita percezione di contributi pubblici erogati da Avepa in ambito agricolo. Ma c’è di più: il capo d’imputazione di cui i giudici hanno ritenuto responsabili le tre persone sotto accusa, punta il dito contro «spazi che non consentivano un’adeguata possibilità di movimento, dove gli animali sarebbero stati tenuti costantemente sporchi con all’interno abbondante presenza di feci, con ciotole rovesciate o contenenti acqua sudicia».
Condizioni estreme, che hanno portato a malattie quali dermatiti, otiti, parodontiti, ernie, ulcere, lesioni cutanee e oculari, tumori mammari, grave, denutrizione diffusa, diarrea profusa e parassitosi e patologie «in ordine alle quali nessuna cura e nessun accorgimento igienico-sanitario erano putroppo intrapresi».

Matteo Vincenzi