Profughi: Olinda chiude a Castel d’Ario e a Nogara

Lega: "il prevedibile epilogo"

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MANTOVA  Si fanno sentire sulle casse delle cooperative di accoglienza gli effetti del decreto sicurezza e della svolta sulle politiche migratorie attuato dal governo centrale. Anche nel mantovano le coop che avevano rivolto la propria attività esclusivamente alla gestione dei migranti sono in crisi di fondi. È il caso della Olinda di Medole, alle prese con tagli del personale e la chiusura dei propri centri dislocati nelle province di Mantova, Verona e Brescia. Tra questi figurano anche quelli di Castel d’Ario e Nogara, paesi dove da qualche anno sono ospitate decine di profughi. Sulla questione è intervenuto il responsabile provinciale degli enti locali della Lega  Adriano Cattaneo . «È il prevedibile epilogo del business messo in piedi dagli esecutivi precedenti in collaborazione con cooperative e associazioni “amiche”, tutto imperniato sul commercio di esseri umani per fare affari». Il leghista ha detto la sua anche sulla protesta dei cosiddetti sindaci “obiettori” che hanno minacciato di rivolgersi alla Corte Costituzionale contro il decreto sicurezza Salvini appena approvato in Parlamento: «Una polemica strumentale che con la solidarietà nulla c’azzecca. A Leoluca Orlando (il sindaco di Palermo, ndr) e company rode solo non poter più incassare i milioni di euro che entravano nelle loro casse grazie allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati». Ancor più paradossale è che l’invito alla “ribellione” abbia come portabandiera Orlando e il collega di Napoli Luigi De Magistris, amministratori di città dove il degrado è palpabile e l’immondizia dilagante ma che invece di risolvere questi problemi preferiscono ergersi a paladini di tutti i migranti del pianeta. In ogni caso il decreto sicurezza voluto da Salvini è stato firmato dal capo dello Stato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. «Oltretutto – conclude Cattaneo – i sindaci che stanno cavalcando la protesta contro il ministro dell’Interno si stanno dimostrando di un’incoerenza assoluta: troppo facile applaudire il presidente della Repubblica Mattarella quando fa il discorso di fine anno in televisione e poi contestare la legge che egli stesso ha ratificato».
Matteo Vincenzi