Il goitese Camellini in carcere da mesi, ora la sorella va a fargli visita

GOITO – Un primo contatto faccia a faccia dopo mesi e mesi di carcere in Kenya. È quello che sta avendo in queste ore il goitese Paolo Camellini, che dal 19 agosto scorso è in carcere a Kodiaga, a una trentina di chilometri di distanza dal Lago Vittoria. Nella giornata di lunedì infatti è arrivata in Kenya la sorella Federica, che abita in provincia di Brescia, e nella giornata di oggi è atteso un incontro faccia a faccia.
Si tratta di un incontro importante e particolarmente atteso, dal momento che da quando la vicenda ha perso le mosse, la famiglia non ha ancora avuto modo di fare visita all’artigiano goitese. Camellini infatti si trova nel carcere keniano ancora dallo scorso 19 agosto, e finora i contatti con la famiglia erano intercorsi solo telefonicamente o per mezzo del suo legale, ovvero l’avvocato Isaak Okero. Finalmente, però, è stato possibile organizzare un incontro faccia a faccia che appunto è atteso per la giornata di oggi.
Nel frattempo però giusto in questi giorni Camellini, che di professione è imbianchino, si trova in stato di reclusione ormai da sei mesi, in attesa della sentenza del processo di Appello dopo che a novembre il suo legale aveva presentato ricorso. Lo scorso 16 febbraio infatti – dunque ormai un anno fa – l’imbianchino goitese era stato arrestato una prima volta; poi, dopo il primo processo, era arrivata la condanna all’ergastolo. Camellini era però uscito a seguito del pagamento della cauzione e poi il 19 agosto è tornato in carcere in attesa della sentenza di appello.
Sentenza che già sarebbe dovuta arrivare, ma che a quanto pare è slittata perché nel frattempo sarebbero emersi nuovi elementi.
Insomma una vicenda che va avanti da ormai un anno e che sta tenendo col fiato sospeso i suoi amici e la sua famiglia – la madre Lisa Bellato e, insieme alla sorella Federica che l’ha appena raggiunto in Kenya, anche i fratelli Mauro e Luca.
Per il 50enne goitese l’accusa è pesante: violenza sessuale su minore. A presentare denuncia alle forze dell’ordine del Kenya era stata la sua ex moglie kenyota Brenda: secondo l’accusa Camellini avrebbe abusato del figlio (adottato) della donna. Una versione dei fatti cui si sono opposti e si oppongono familiari, amici avvocato e anche una prima ex compagna, pure kenyota, di Camellini, sostenendo che si tratti in sostanza di una sorta di trappola ordita proprio dalla sua ex moglie o per una vendetta o per spillare denaro all’artigiano e alla sua famiglia. Proprio per questo motivo è stato presentato ricorso contro la condanna all’ergastolo e ora si attende la sentenza.
Camellini era entrato in contatto col Paese centrafricano una quindicina d’anni fa, quando vi si era recato per tinteggiare l’abitazione di un amico. Da quel momento periodicamente aveva iniziato a trascorrere mesi in Kenya, dove aveva conosciuto una prima compagna e poi Brena, che successivamente sarebbe diventata sua moglie dalla quale si è infine separato e che nei suoi confronti ha sporto la denuncia che ha innescato tutta la vicenda per la quale ora l’artigiano goitese è in carcere a Kodiaga ormai da sei mesi.