CASTIGLIONE DELLE STIVIERE L’esito era atteso anche se per nulla scontato e alla fine la sentenza del tribunale di Verona gli ha dato ragione: le fatture emesse da Remo Gobbi, il patron della Pata, relative a sponsorizzazioni per il Motomondiale, sono assolutamente regolari e quindi piena assoluzione da ogni accusa perché il fatto non costituisce reato. Regolarità di fatturazione che era stata riconosciuta anche dalla pubblica accusa che, in chiusura delle udienze, aveva chiesto anch’essa l’assoluzione per l’imprenditore mantovano.
L’accusa che aveva portato Remo Gobbi davanti ai giudici scaligeri, era partita da una serie di considerazioni su alcune fatture che Pata – che, come noto, è protagonista di primissimo ruolo nel Motomondiale – aveva emesso relativamente a delle sponsorizzazioni per l’evento sportivo. Secondo l’iniziale accusa, e prenendo come riferimento la legge sui reati tributari contenuta nel decreto legislativo 74 del 2000, si sarebbe configurato un conflitto di fattura per operazioni inesistenti e quindi, di fatto, una evasione dell’Iva per cifre decisamente importanti. I(n totale le fatture contestate ammontavano a un valore complessivo di 4 milioni di euro e quindi ci si sarebbe trovati di fronte a circa 800mila euro di Iva evasa. Di contro la difesa ha sempre sostenuto la piena legittimità e, dato che si parlava di operazioni inesistenti, la totale concretezza di quanto emesso dall’imprenditore.
Su questo aspetto si è concentrato il lavoro del collegio difensivo di Remo Gobbi, composto dai legali Beatrice Lombardo e Stefano Mazucchelli e dal consulente tecnico Corrado Ferriani. Le documentazioni addotte hanno dimostrato, evidentemente, la piena legittimità e realtà delle fatture dell’imprenditore tanto che, prima della sentenza, anche il pubblico ministero veronese Carlo Boranga aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato. Alla fine del processo – svoltosi con rito abbreviato – il giudice Arianna Busato ha pronunciato la sentenza che assolve Remo Gobbi perché il fatto non costituisce reato.