MANTOVA – Non doversi procedere. Questa la sentenza emessa ieri mattina dal giudice per l’udienza preliminare, Roberta Malavasi nei confronti di due ex sindaci di Brescello, Marcello Coffrini e Giuseppe Vezzani, quest’ultimo mantovano di Viadana. I due sono stati così prosciolti dall’accusa di concorso esterno alla mafia: quindi niente processo per loro, non saranno giudicati con il rito ordinario. I due erano finiti davanti al gup della Dda di Bologna nell’ambito del nuovo filone investigativo della Dda felsinea circa le infiltrazioni di matrice ‘ndranghetista in Emilia del clan cutrese Grande Aracri, e in special modo nel comune reggiano di Brescello ma con propaggini estesesi fin oltre il confine mantovano. Una sorta di “Grimilde bis”, connesso ma distinto rispetto alla ben nota operazione scattata nel 2019, per cui la Dda bolognese aveva a suo tempo proposto il rinvio a giudizio nei confronti di dodici persone, molte delle quali già toccate dalla precedente indagine, oltre anche ad alcuni volti nuovi. Tra questi ultimi c’erano nomi eccellenti come quelli dei due ex sindaci del paese di Don Camillo e Peppone, per i quali il Pm dell’antimafia Beatrice Ronchi aveva chiesto il rinvio a giudizio, portando tra gli elementi di prova alcune vicende legate allo scioglimento del Comune di Brescello, ovvero presunti favoritismi in pratiche edilizie e assunzioni, e altre scaturite dal processo di ‘ndrangheta Grimilde. Il comune di Brescello era stato sciolto per il rischio di infiltrazioni malavitose nel 2016. All’epoca era sindaco Coffrini, che si dimise poco prima che entrasse in vigore il provvedimento; Vezzani era stato il suo predecessore. A i due venivano addebitate una pluralità di condotte al fine di “garantirsi nel tempo, con radici precedenti al 2004, l’appoggio del bacino di elettori, non solo calabresi, controllati dal sodalizio di ‘ndrangheta”, nonché svolgendo il proprio mandato amministrativo “tutelando gli interessi dello stesso sodalizio, o di alcuni suoi esponenti anche di vertice, così da rafforzare la consorteria”. Accuse che Vezzani e Coffrini hanno sempre respinto e che ieri sono del tutto crollate.