Nuovo colpo della Task Force dei carabinieri. Clandestini al lavoro, titolare cinese arrestato

Blitz in un laboratorio tessile a Porto Mantovano

PORTO MANTOVANO Laboratorio tessile chiuso, merce sequestrata e titolare in arresto. Questo il bilancio del controllo effettuato nel pomeriggio di ieri a Porto Mantovano dalla task force voluta dal Prefetto e dal Comando Provinciale dei Carabinier8i di Mantova, che dalla fine del 2016 opera nell’intera provincia di Mantova per contrastare lo sfruttamento della manodopera clandestina e il lavoro nero.
L’ennesimo blitz è scattato ieri pomeriggio in un laboratorio di Porto Mantovano che confeziona capi d’abbigliamento. I Carabinieri della Stazioni di Porto Mantovano, Marmirolo, Castel Goffredo, Asola e Castiglione delle Stiviere, in collaborazione con i militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Mantova, nonché di personale dell’Ats Valpadana, Inail, Inps, coordinati dal Comandante della Compagnia Carabinieri di Castiglione, Ten. Col. Simone Toni, hanno identificato 11 operai, tutti di nazionalità cinese, impegnati nelle operazioni di taglio e cucito di pantaloni. Dal controllo è emerso che 9 operai sono risultati in possesso di documenti e regolarmente assunti, mentre due, privi di documenti per la permanenza nel territorio e quindi clandestini.
Gli operai, tutti ascoltati dai Carabinieri, hanno dichiarato di lavorare 10/12 ore continuate al giorno e di percepire una paga di 2,50 euro all’ora, di molto inferiore a quella prevista dal contratto nazionale di categoria.
A conclusione delle operazioni, i militari hanno tratto in arresto il titolare dell’attività, C.Y. 41enne, cinese, domiciliato a Porto Mantovano, che dovrà rispondere dei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro – sfruttamento della mano d’opera clandestina.
L’Ispettorato del lavoro ha quindi provveduto alla sospensione dell’attività imprenditoriale, oltre a contestare sanzioni amministrative per complessivi 9.000 euro. Nei confronti del titolare dell’azienda, a cura degli Uffici Inail e Inps, seguirà anche il recupero dei contributi mai versati nei confronti degli operai “in nero”.
L’immobile ove ha sede il laboratorio, tutti i macchinari, e la merce stoccata all’interno, per un valore approssimativo di circa 500mila euro, sono stati sottoposti a sequestro.
Anche in questo caso, come oramai è consuetudine, gli operai lavoravano e vivevano nello stesso spazio, per non rischiare, soprattutto per i clandestini, di essere scoperti: nel laboratorio erano state ricavate precarie stanze da letto ed una cucina improvvisata dove uomini e donne abitavano in promiscuità e in condizioni igieniche più che discutibili. Per quest’ultimo aspetto verranno esperiti gli accertamenti del caso da parte dell’Ufficio competente dell’Ats Valpadana.
L’operazione di ieri, come tutte quelle svolte sino ad ora, si prefigge di rendere più sicuri, protetti ed affidabili i luoghi di lavoro, in un’ottica di quotidiana tutela tesa garantire diritti e dignità dei lavoratori, purtroppo ancora troppo spesso ignorate in questo settore.