Raggiro del finto avvocato, truffatore seriale condannato

MANTOVA – «Buongiorno signora, sono l’avvocato Terzi, suo figlio in macchina ha investito un pedone adesso in gravi condizioni e che dev’essere operato d’urgenza. Servono subito 9mila euro per evitare che suo figlio finisca in carcere. Li prepari che verranno a ritirarli due carabinieri”. Queste le parole che una donna di 78 anni si era sentita rivolgere al telefono lo scorso agosto. Si trattava in realtà di un truffatore, che assieme a un complice aveva teso la rete alla malcapitata. L’anziana, impaurita e sotto choc, all’inizio era caduta nella trappola. Presi infatti i 300 euro in contanti che aveva in casa assieme ai gioielli di famiglia li aveva consegnati ai due finti militari presentatisi puntualmente alla sua porta, realizzando solo qualche minuto però dopo di essere rimasta vittima di un raggiro. Dopo aver provato invano a rintracciare il figlio, insospettita aveva così deciso di andare dai carabinieri di Castellucchio per raccontare quanto accadutole ma continuando nel mentre a ricevere telefonate dai truffatori “pressandola” al fine di preparare il resto del denaro. Su consiglio degli uomini dell’Arma, quelli veri, la donna aveva quindi assecondato i malviventi: «Sono appena stata in banca a prelevare: passate da casa mia che vi do il resto della somma». Al domicilio della 78enne si erano però appostati pure i carabinieri. A consegna di soldi e oro avvenuta la coppia di truffatori si era allontanata in auto in direzione di Mantova ma venendo bloccata dai militari alle porte del capoluogo. Il conducente era finito subito in manette mentre l’altro, aggredendo i carabinieri, era riuscito a darsi alla fuga poi interrotta qualche ora dopo nei pressi della stazione ferroviaria. Così, una volta identificati, dagli archivi informatici era emerso il ricco curriculum criminale di entrambi: un 28enne e un 43enne pluripregiudicati campani esperti in “missioni” fuori regione per mettere a segno truffe ai danni di anziani. Finiti dapprima in carcere per loro, a fronte di giudizio immediato, si era in breve aperto pure il relativo procedimento penale e, per quanto concerne il 43enne, conclusosi ieri con una condanna a due anni e quattro mesi di reclusione.