Seconda dose di vaccino fuori regione: niente Green pass all’insegnante

SAN GIORGIO BIGARELLO – Gren pass e accesso negato sul posto di lavoro. E da lì inizia un’odissea burocratica fatta di ingiustizie, umiliazioni e sballottamenti da un ufficio all’altro per difendere il proprio diritto a poter lavorare. All’origine di questa surreale vicenda – che mentre andiamo in stampa si spera possa avviarsi verso lo sblocco – vi sarebbe un inceppamento del sistema informatico, forse dovuto alla mancanza di comunicazione fra le rispettive ASL. «Mi sono mossa in tutti gli ambiti, seguendo alla lettera le indicazioni che di volta in volta mi venivano date, ma non è servito a niente – racconta alla Voce  R.S. , insegnante 50enne di ruolo della scuola secondaria di primo grado di San Giorgio Bigarello -. E quando il 6 settembre scorso mi sono presentata all’istituto Don Milani, non mi hanno fatta entrare, spiegandomi che la scansione non riconosceva la validità del green pass e dicendomi esplicitamente che se volevo insegnare avrei dovuto fare un tampone ogni due giorni. Mi sembra di vivere un incubo». Ma meglio andare per ordine e ricostruire i passaggi salienti di questa spinosa questione. Il 27 marzo la docente riceve la prima dose di vaccino Astra Zeneca, ma in attesa della seconda le viene comunicata la tragica notizia della morte del padre. Raggiunge così Napoli, città di cui è originaria, per il funerale del genitore e per trascorrere qualche giorno con la madre e gli altri familiari. Nonostante il momento difficile, il 10 giugno decide di approfittare di uno degli open day vaccinali presenti nel capoluogo partenopeo riservati al personale scolastico per farsi inoculare la seconda dose. La certificazione viene poi inviata al polo vaccinale di Mantova. Fatte le due dosi, anche se in due regioni diverse, l’insegnante, nel frattempo rientrata a Mantova, pensava di essere a posto. Ma l’Italia, come cantavano Elio e le storie tese, resta pur sempre “la Terra dei cachi”. E anche in questa circostanza, dove con un po’ di buon senso probabilmente si sarebbero evitati disagi e figuracce, se n’è avuta la conferma. Doveroso precisare che stiamo parlando del periodo ante-green pass. Ad ogni modo: per premura l’insegnante apre il fascicolo sanitario e constata che se è a posto per quanto riguarda la prima dose fatta in Lombardia, relativamente alla seconda nota che non c’è nulla di dettagliato. «Ho ripetutamente provato a scaricare il recupero dell’Authcode, ma mi è stato risposto che non era disponibile». Comincia a chiamare di qua e di là e ad inviare mail, ma tutti (Ats, Urp, poli vaccinali, medici vari) la rassicurano sul fatto che la sua posizione sarebbe stata sistemata. Ricontrolla il proprio fascicolo, ma tutto è come prima. E qui viene il dubbio che i sistemi sanitari territoriali dialoghino un po’ approssimativamente tra loro. Il resto è storia recente. L’apertura della scuola, che per lei doveva rappresentare un momento gioioso per il ritorno al lavoro, si è trasformata in uno stato di incertezza e preoccupazione. L’insegnante non è ancora riuscita a trovare qualcuno che regolarizzi la sua posizione, che rimane così sospesa tra certificati fantasma e risposte mai ottenute anche da parte degli stessi dirigenti scolastici. «In sostanza mi hanno fatto capire che il problema è di tipo informatico e che avrei dovuto arrangiarmi. Ma come, dico io: ho fatto le due dosi, presento tutta la documentazione in mio possesso, seguo alla lettera quanto mi è stato detto, e ancora non mi viene garantita la libertà di lavorare?». Domanda alla quale chi di dovere sarebbe il caso che fornisse al più presto una risposta, visto e considerato che oggi ricominciano le lezioni.

Matteo Vincenzi