MANTOVA – No comment secco da parte del sindaco Mattia Palazzi sulla vicenda della Torre della Gabbia, che rischia di diventare una patata bollente per l’amministrazione presente e futura, dopo che l’assemblea dei condòmini di palazzo Acerbi-Cadenazzi ha abbandonato la trattativa per concedere l’accesso al monumento dal palazzo, con annuncio di rivalsa legale per aver praticato l’apertura “abusiva” su un muro perimetrale.
Non tacciono invece le opposizioni del centrodestra. Per il leader delle minoranze Stefano Rossi (Mantova ideale) «sull’assurda vicenda del “belvedere che farà sognare i pensatori”, col folle progetto del montacarichi, credo in questi 8 anni (del maggio 2017 è l’inizio lavori e inaugurazione prevista a Natale 2019) di aver già detto tutto. Forse ci si dimentica che i condòmini erano stati anche in causa con Tea Sei per i lavori in via Cavour e sotto il Voltone. Oltre a questo, ricordiamo i danni lamentati negli intonaci e il tremolio della stessa torre col montacarichi in movimento. Non stupisce oggi l’atteggiamento dell’ente incurante dell’assenza di un unanime assenso dei condòmini per poter fare entrare i visitatori: il sindaco ha già deciso di tirare dritto per la propria strada. Del resto è in dirittura d’arrivo del 2° mandato, e l’eventuale causa annunciata avrebbe tempi talmente lunghi da scivolare negli anni; ma lui, il sindaco, è convinto che i fasti dell’inaugurazione potrebbero finire per coprire questi 8 anni di vergogna e non lasciare ulteriori strascichi polemici».
Chi lamenta la secretazione delle pratiche è il capogruppo di Forza Italia Pier Luigi Baschieri: «Di formale non ho ancora visto nulla. Su questa vicenda si è alzato un muro di silenzio che non aiuta il rispetto del principio di trasparenza della pubblica amministrazione, ma Mantova non è la Russia di Vladimir Putin e qualcosa di ufficiale Palazzi e l’assessore Martinelli dovrebbero dirlo. Li invito ad aggiornare il consiglio nella prima seduta utile per rendicontare l’evolversi dell’annosa situazione. Oggi i beffati risulterebbero i proprietarî che non avrebbero mai alienato il bene se avessero saputo che l’ente avrebbe nel tempo disatteso l’accordo stipulato dal notaio Lodigiani nel 1987. Di fatto se l’amministrazione decidesse di tirare diritto senza trovare una mediazione si andrebbe verso il contenzioso amministrativo con i tempi lumaca della giustizia che non aiuterebbero di certo l’apertura al pubblico della torre». Una bella eredità per il successore di Mattia… Anzi una bella gatta da pelare per tutta la città».
E il capogruppo leghista Andrea Gorgati, che pure si era astenuto nel novembre 2015 sulla delibera di acquisto dell’appartamento di palazzo Acerbi per dare accesso alla torre, oggi paventa un dejà-vu: «L’amministrazione Palazzi si sta caratterizzando per analogia con quella di Burchiellaro, tanto applaudito e osannato allora, salvo accorgersi anni dopo che tanti lavori avevano lasciato dei problemi, tanti “magoni”, tante opere incompiute. Do atto a Palazzi di aver risolto tanti problemi ereditati dai predecessori, ma tanti ne lascerà anche lui con questo pericolosissimo contenzioso, e forse anche dei danni a livello erariale. Povera la nostra Mantova», conclude Gorgati.