Trapianto di midollo riuscito per la giovane mamma mantovana

MANTOVA – Esultare è ancora prematuro, ma il passo più importante è stato compiuto. Trapianto di midollo riuscito per  Irene Marchiella , la giovane mamma 34enne che lo scorso 8 giugno aveva scoperto di aver contratto una rarissima forma di leucemia – la linfoblastica acuta Ph+ – poche settimane dopo aver partorito la piccola Ambra. L’intervento è stato effettuato nell’ospedale veronese di Borgo Roma, dove tutt’ora Irene si trova ricoverata per sottoporsi a tutte le terapie post trapianto.
Terapie che come lei stessa ci ha confidato ieri mattina sono molto dolorose, perché il suo corpo non tollera la morfina. I farmaci che sta prendendo per contrastare il rigetto agiscono tutti come modulatori dei meccanismi immunitari e, in particolare, come immunosoppressori. Ma la giovane, che sta lottando come una leonessa, non ha perso il sorriso e l’ironia: «Sono tutta gonfia come un pesce palla e in più, tanto per non farmi mancare niente, ho preso anche la febbre e la mucosite». La mucosite, in particolare, è un effetto del regime di condizionamento che può manifestarsi dopo la chemioterapia e radioterapia. E come nel caso di Irene coinvolge bocca, gola e tutto il tratto dell’apparato digerente. Si risolverà non appena le nuove cellule staminali cominceranno a ripopolarsi. E ovviamente tutti noi stiamo incrociando le dita affinchè possa essere il prima possibile. Perché in fondo a quel tunnel, inizialmente buio, quindi duro e doloroso, la luce comincia finalmente ad intravedersi. E allora la camera sterile, i giorni interminabili nella stanza dell’ospedale a guardare fuori dalla finestra e le dormite dovute alla stanchezza e alla nausea saranno solo un ricordo. Se nell’arco delle prossime settimane non si registreranno complicanze (né sul piano infettivo, né sul piano del rigetto) significherà che il nuovo midollo è ripartito e Irene potrà così tornare a riprogettare una vita definitivamente fuori dall’ospedale insieme ad Ambra e al marito  Mauro Nuvolari  Il ritorno a casa, c’è da giurarci, sarà uno dei momenti più belli. Giova ricordare, infine, che il “gemello genetico” di Irene è un ragazzo tedesco (di più non è dato a sapere, date le severe leggi che impongono la privacy tra i donatori, ndr). Che per la giovane mamma sarà sempre il suo angelo in terra.

MATTEO VINCENZI