Calcio dilettanti – Vincolo sportivo, sono giorni decisivi

Il Governo ha tempo fino al 30 novembre per far passare la riforma

vinco

MANTOVA Un paio di settimane: tanto servirà per capire se vedrà la luce l’abolizione del vincolo sportivo. Una rivoluzione vera e propria che, se non governata adeguatamente, porterebbe serie conseguenze al panorama dilettantistico del calcio, anche di casa nostra.
Ma andiamo con ordine: è ormai nota la battaglia portata avanti dal ministro dello sport  Vincenzo Spadafora, che vorrebbe essere ricordato per un’ampia riforma dello sport.
Il fuoco di fila politico sul Testo Unico, che metteva tanta carne al fuoco, ha indotto il titolare del dicastero sportivo a separare in diversi decreti attuativi i provvedimenti-cardine, probabilmente sei. Tra i temi oggetto della legge, una riforma dell’inquadramento professionistico di atleti e collaboratori sportivi, la possibilità di affidamento diretto degli impianti sportivi ai club, la ridefinizione della compatibilità tra le cariche di politica sportiva e di politica vera e propria, un limite dei mandati e della durata (da 4 a 3 anni) delle cariche federali e soprattutto, dicevamo, il vincolo sportivo. Se, appunto, il mini-provvedimento contenente l’abolizione del vincolo arriverà ad essere approvato entro il 30 novembre (data limite), nel giro di due anni (quando cioè andrebbe a regime la riforma) si dovrebbe trovare una formula per garantire il giusto indennizzo alle società che, oggi, non senza fatica e investimenti, si trovano a svolgere una funzione sociale non da poco, garantendo l’attività sportiva dei ragazzi. Se non si intervenisse su questo, il pericolo di una sparizione di molti settori giovanili, diventerebbe realtà. Quale società, infatti, investirebbe cifre considerevoli ingaggiando allenatori preparati e formati, se poi potesse vedersi, da un giorno all’altro “scippare” i ragazzi da un’altra società in grado di offrire qualche centinaio di euro di più in rimborso spese? Bisognerebbe dunque correre ai ripari.
Riforma o non riforma, forse sarebbe meglio riflettere sull’eterno dualismo tra vincolo (l’incubo di qualche giocatore “prigioniero”) e premio di preparazione (l’incubo di qualche società che rischia di vedersi arrivare richieste a “trabocchetto”): l’istituzione di un parametro unico potrebbe salvare capra e cavoli.