MANTOVA Il campionato di Serie B va in vacanza per una settimana con numeri deficitari per il Mantova: penultimo posto in classifica (che significherebbe retrocessione diretta); cinque sconfitte in 7 giornate (nessuno ha fatto peggio); 13 gol subiti (difesa più battuta del lotto). Eppure lo 0-0 di Avellino è stato accolto con la fanfara, per una serie di valide ragioni: ha interrotto l’emorragia di ko; ha mostrato un Mantova pimpante per almeno 70 minuti e capace di soffrire nel finale senza perdere la trebisonda; ha riportato sugli scudi giocatori che sembravano stati travolti dalla crisi collettiva (Radaelli, Trimboli, Artioli). «La strada è lunga ma siamo vivi!»: questo avrebbe confidato il presidente Filippo Piccoli ai più fidati collaboratori, intravedendo forse l’uscita dal tunnel. Certo, nel calcio il confine tra la gloria e il fallimento è veramente labile: cosa sarebbe successo se l’Avellino avesse sfruttato anche una sola delle 3-4 nitide palle gol costruite nel finale? Saremmo qui a commentare la sesta sconfitta di fila del Mantova e il conseguente esonero di Possanzini. Ma stavolta la buona sorte ha voluto dare una mano al tecnico, che si è salvato grazie alle paratone di Festa e al miracoloso salvataggio sulla linea di Castellini al 94’. Anche questi possono essere interpretati come segnali del destino. Segnali da non vanificare.
Ovvero: i limiti del Mantova rimangono, e sono tanti. L’attacco segna pochissimo, tanto che ad Avellino, nonostante una supremazia territoriale piuttosto marcata per tutto il primo tempo, i biancorossi non sono mai andati realmente vicini al gol. Bonfanti non ingrana, a Caprini manca sempre la zampata, Bragantini e Fiori (quest’ultimo in tribuna ad Avellino) vanno a corrente alternata. Ci si affida a Mancuso, anche perchè Galuppini è sparito dai radar (zero minuti giocati nelle ultime 4 gare), Falletti è infortunato, Mensah non ha mai avuto l’istinto del bomber, e Ruocco solo ad Avellino ha potuto finalmente esordire. La sosta giunge a proposito per lavorare su questi ed altri aspetti, come gli sbandamenti difensivi che anche ad Avellino ci sono stati, fin dai primi minuti. Tra le note positive c’è la “riscoperta” di Paoletti, anche se la sua partita è durata troppo poco. Ma un altro equivoco da risolvere riguarda Majer, ancora una volta escluso dall’undici di partenza e buttato nella mischia solo per l’infortunio dello stesso Paoletti. Insomma, gli interrogativi su come far rendere al meglio l’organico biancorosso sono sempre lì, in gran parte irrisolti. Possanzini si è guadagnato due settimane in più per avvicinarsi alla quadra, consapevole che un passo falso alla ripresa del campionato contro il Sudtirol rimetterebbe tutto in discussione. Nell’attesa, il Mantova è ripartito. Piano, ma è ripartito. Facciamocelo bastare.






































