Mantova Che Mantova troveremo domani al Martelli contro il Darfo Boario? Una squadra abbattuta dopo il ko di Rezzato e il sorpasso del Como o 11 leoni con la voglia di tenere aperto il campionato fino all’ultimo secondo dell’ultima partita? Lo scopriremo solo vivendo, direbbe il poeta. Di certo Massimo Morgia non ha intravisto segnali preoccupanti dopo Rezzato. Il colpo è stato duro, ovvio. La delusione inevitabile. Ma già martedì, alla ripresa degli allenamenti, con il famoso video mostrato in silenzio ai giocatori con gli highlights della partita, il tecnico biancorosso ha voluto trasmettere un messaggio chiaro alla truppa: la prestazione c’è stata, il Mantova è vivo, guai a buttarsi giù.
Di queste convinzioni è figlia la scelta dell’undici da opporre domani al Darfo. Morgia, infatti, non cambierà nulla rispetto a Rezzato (dove pure, nel corso della partita, aveva provveduto a qualche correzione alla ricerca dell’1-1). In campo andranno gli stessi undici, segno che davvero il mister è rimasto soddisfatto della loro prova, nonostante la sconfitta. Non era affatto scontato, tantopiù che per il match col Darfo, per la prima volta in stagione, Morgia avrà a disposizione tutti i giocatori dell’organico. Non ci sono squalificati nè infortunati, dunque non mancherebbero le alternative per sparigliare le carte. A questo punto, premiati dalla piena fiducia concessa loro dal mister, toccherà agli undici che scenderanno in campo dimostrare che l’ansia e la poca lucidità evidenziate a Rezzato sono state superate.
Il Mantova che vedremo domani sarà quindi lo stesso delle ultime quattro partite: Borghetto in porta; Musiani, Baniya, Manzo e Silvestro in difesa; Minincleri, Cecchi e Giacinti a centrocampo; Ferri Marini, Altinier e Scotto in attacco. Rispetto a Rezzato, tornano a disposizione sia Cuffa (che ha scontato la squalifica) sia Galazzini (che si è messo alle spalle l’infortunio). Proprio l’argentino, insieme ad Alma e Ferrari, sembrava tra i candidati a partire dal primo minuto. Così non sarà, anche se i tre potrebbero essere chiamati in causa in corso d’opera.