Privacy e dati nel mondo dello sport: un problema culturale

MANTOVA La tutela dei dati nello sport e l’adeguamento delle varie realtà sportive alla normativa del Gdpr è prima di tutto una questione culturale. È quanto emerso nel corso del webinair dal titolo “Sport e Gdpr: dati, normative e best practice”, evento di presentazione del neonato Legal Hackers mantovano. “Il nostro intento è quello di dare un contributo al dibattito che ruota intorno al rapporto tra diritto e nuove tecnologie”, ha spiegato in apertura l’avvocato Filippo Moreschi. “Lo sport è uno degli ambiti maggiormente interessati dall’applicazione del Gdpr”, ha ammesso il presidente del Coni Giovanni Malagò, “c’è un problema tecnico, giuridico, professionale ma soprattutto culturale. Il nostro mondo, probabilmente perché animato per lo più da volontari, fa fatica a mettersi al passo. Dobbiamo però prepararci al meglio per essere quanto più possibile ricettivi alla normativa, a tutti i livelli”. Il cuore della mattinata di lavori è stata la tavola rotonda aperta da Guido Scorza, componente del Collegio del Garante. “Quello dello sport è un fenomeno particolarmente sfidante su questa materia, un rapporto complesso per una serie di ragioni”, ha sottolineato l’avvocato, “sport fa rima con dati. La peculiarità è che una quantità di dati analoghi vengono trattati da soggetti molto diversi tra loro in termini di strutture, organizzazioni, risorse e professionalità. C’è inoltre un’enorme e crescente circolazione di questi dati. Infine la dimensione social, soprattutto rispetto ai minori, è molto elevata. Le tecnologie indossabili, per esempio, possono essere un banco di prova di regole e principi, destinato ad andare oltre”. “La realtà è che non si comprende la varietà di dati che vengono presi in considerazione e che hanno una finalità differente”, ha svelato l’avvocato Federica De Stefani, promotrice dell’iniziativa, “i soggetti interessati vanno dagli atleti ai fan. Le criticità sono molte a cominciare dall’informativa che non va considerata come un semplice modello e non può rimandare a quella del sito internet che è una cosa completamente diversa”. A frenare le società sono i prezzi degli adeguamenti. “Il costo non va considerato come tale, quanto come investimento”, ha specificato ancora De Stefani, “quanto può arrivare a costare un mancato adeguamento? Anche fino a 20 milioni di euro oltre ai danni di immagine siano essi online o offline. L’adeguamento, inoltre, deve essere un gioco di squadra: l’aspetto tecnico deve collaborare con l’ambito legale”. “È una problematica che ci riguarda da vicino”, ha ammesso Andrea Vidotti, manager sportivo e rappresentante di Assi Manager, “a cominciare dai rapporti con i giornalisti che intratteniamo quotidianamente”. “Il mondo dello sport vive un paradosso: si basa sui dati ma fa fatica ad adeguarsi alla normativa”, ha sintetizzato Francesco Anesi, Global Sport Innovation Centre powered by Microsoft. Al termine della tavola rotonda alcuni studenti di Unicollege, introdotti dal direttore Turi Cervone, hanno presentato i loro lavori dedicati al cybersecurity e al marketing. “Occorrono cultura, formazione e semplificazione”, ha concluso Adriana Nepote, assessore all’Università e Ricerca del Comune di Mantova, “serve inoltre una corretta informazione verso gli utenti finali che hanno difficoltà a prendere atto dei loro diritti e doveri”.