Sport e libri – “Mi chiamo Mouhamed Ali”: la storia di un immigrato irregolare, campione italiano di pugilato

MANTOVA La Boxe Mantova del maestro Bruno Falavigna – archiviata con soddisfazione la vittoria di venerdì a Montata Carra di Rei Gabrieli, poi premiato come miglior pugile della serata, e nel pieno della programmazione estiva insieme al procuratore Francesco Ventura (a breve notizie) – promuove sabato 6 maggio alle ore 17 alla Biblioteca Baratta di corso Garibaldi la presentazione di un libro importante: “Mi chiamo Mouhamed Ali” (Piemme Edizioni), scritto a quattro mani dall’ex campione Mouhamed Ali Ndiaye e dalla giornalista Rita Coruzzi. I due autori parleranno della biografia dell’atleta, la quale ha avuto un enorme successo, tanto da essere scelta dall’associazione Amref Healh Africa con il patrocinio del Coni per la campagna nelle scuole di tutta Italia “Per battere gli stereotipi non serve un campione”, che mira a combattere il razzismo e l’afrofobia attraverso lo sport.
La storia di Mouhamed Ali Ndiaye, che racconterà in prima persona sabato al Baratta, è particolare: nato e cresciuto in Senegal fino all’età di 21 anni, nel 2000 è arrivato in Italia da irregolare. Nel 2004 è diventato campione italiano professionistico di boxe, categoria supermedi, facendo onore al nome che suo padre gli aveva dato in onore del grande pugile statunitense, ed ha intrapreso poi una brillante carriera che lo ha portato a diventare campione dell’Unione Europea e sfidante al Titolo Europeo. Operatore della Croce Rossa Italiana e Vigile del Fuoco volontario, oggi l’ex campione vive a Pontedera con la moglie e tre figli. «Ho voluto condividere la mia esperienza – ha dichiarato – perchè penso che possa essere istruttiva, visti tutti gli ostacoli che ho dovuto superare dentro al ring, ma soprattutto fuori».