Acquanegra Ispirarsi ai fasti del passato per costruire un futuro migliore. È questo il pensiero alla base dell’Ardita, ambizioso progetto che punta a cambiare il volto dello sport (e non solo) ad Acquanegra. L’entusiasmo non manca a Marino Pettenati, nuovo presidente della società e tra i principali promotori dell’iniziativa. «L’idea parte da molto lontano, dalla gloriosa Ardita degli anni ’60 – racconta -. Sono nato letteralmente negli spogliatoi di quella squadra: la mia famiglia era povera e il Comune ci aveva assegnato quei locali per vivere. Fino ai sette anni ho visto i calciatori cambiarsi in soggiorno». Poi il salto al presente: «Qualche mese fa, l’ex presidente Botturi mi ha chiesto se volevo entrare in società. Ho accettato subito. Durante il primo incontro in Comune è emersa la necessità di rinnovare la convenzione, ma sulla base di un nuovo progetto. Da lì è nata l’Ardita, con l’obiettivo di rinnovare il centro sportivo e trasformarlo in un punto di riferimento per il paese. Siamo partiti in tre, oggi siamo già 150 tra soci e persone coinvolte. È un progetto a lungo termine. A partire dalla stagione 2026/27 la squadra tornerà a chiamarsi ufficialmente Ardita». Il piano prevede un grande intervento di riqualificazione, che coinvolgerà gli impianti igienici, l’illuminazione, i locali di servizio, il bar, la creazione di un campo sintetico e il ripristino dei campi esistenti, incluso quello di Mosio. «Abbiamo stimato cinque anni per completare il progetto, sostenuti anche da finanziamenti a medio termine – spiega Pettenati -. Si partirà già dal prossimo campionato con luci e tosaerba, poi sarà la volta del bar e del sintetico, pronto per settembre 2026. Procederemo per step». L’intento va però ben oltre lo sport. «L’obiettivo è offrire un servizio alla comunità. Immagino bambini alla baby dance accanto ai nonni che giocano a briscola. Non ci sarà solo calcio, ma anche basket, tennis, bocce e spazi per le associazioni. Prenderemo in gestione il palazzetto, rimetteremo a nuovo gli altri impianti e creeremo un polo sportivo, culturale e sociale che sia anche un luogo di aggregazione e supporto, in particolare per chi vive situazioni di disagio. Proprio come accadeva un tempo con la vecchia Ardita. L’euforia è alle stelle: parlarne mi fa venire la pelle d’oca». Un progetto di queste dimensioni richiede visione, impegno e una solida rete di collaborazione. Pettenati lo sa: «La proposta inizialmente ha un po’ spiazzato il Comune, ma sono convinto che troveremo l’intesa giusta. Personalmente non ho dubbi: porterò avanti questo progetto. In un’epoca in cui i comuni si uniscono per conservare l’esistente, noi vogliamo rinnovare. È un atto di coraggio, ma anche di responsabilità. Le istituzioni hanno risorse limitate: deve essere la cittadinanza a rimboccarsi le maniche. Non voglio essere un padre-padrone, anzi, preferisco lavorare dietro le quinte e favorire l’incontro delle parti. Certo, da presidente sarò il garante finanziario, ma servirà l’impegno di tutti per far sì che l’Ardita diventi un punto fermo del nostro paese».









































