Caporalato: Mantova capitale del nord

MANTOVA  Il mondo al contrario, direbbe qualcuno. In questo caso a rovesciarsi è la situazione del caporalato. Un fenomeno che fino a qualche anno fa era definito come “tipicamente meridionale”; definizione completamente da rivedere alla luce dei dati che emergono dal V Rapporto del Laboratorio L’Altro Diritto – Osservatorio Placido Rizzotto Flai Cgil. Nel 2023, si legge nel rapporto, in Italia sono state 834 le vicende di caporalato denunciate, e dal 2020 “si registra una progressiva riduzione della forbice tra i casi del nord e del centro con quelli del sud Italia”. Geograficamente, la Lombardia ha la maggiore concentrazione di casi al Nord, specialmente per quel che riguarda l’agricoltura. In testa a questa graduatoria ci sono le province di Mantova e Brescia. Dei 29 casi di sfruttamento di mano d’opera, metà riguardano proprio la nostra provincia con 15 inchieste in agricoltura. Per dare una misura delle dimensioni del fenomeno del caporalato nel Mantovano, basti pensare che la seconda provincia per numero di inchieste, Brescia, ne conta 4 in tutto. I numeri di Mantova in questo ambito sono dovuti a diversi fattori: la vocazione agricola della nostra provincia; la presenza massiccia di immigrati; la presenza di una vera e propria task force con i carabinieri in testa dedicata proprio al contrasto e alla prevenzione di casi di caporalato in vari ambiti lavorativi, e quindi non necessariamente solo in quelli agricoli. Il contrasto al caporalato in Italia è complicato da difficoltà nei controlli e una significativa variazione nei dati di inchieste. Tra il 2022 e il 2023, i controlli sono diminuiti, con l’Ispettorato del lavoro (Inl) che ha effettuato 4.263 accessi ispettivi nel 2023, riscontrando illeciti in 2.090 casi e coinvolgendo oltre 2.100 lavoratori. Parallelamente, l’Osservatorio Placido Rizzotto ha registrato un aumento quasi doppio delle denunce e delle inchieste, che sono passate da 220 a 432.