Chiusura discoteche, i gestori mantovani: “Settore al collasso”

MANTOVA
“Una doccia fredda – commenta  Carmen Venerandi titolare della discoteca Mascara -, che mette a dura prova questo settore già compromesso dai mesi precedenti. Purtroppo questo decreto penalizza, che ha sempre rispettato le norme e chi con fatica ha saputo mettersi al passo con i tempi. In questi mesi a Mantova abbiamo costruito qualcosa di buono e questo anche grazie alla collaborazione con le forze dell’ordine, soprattutto nella gestione del pubblico più giovane incline al contatto. Per carità se questa decisione come immagino che sia è a fine di bene e per la salute ben venga, ma qui il settore è al collasso, soprattutto pensando anche al futuro. Il 7 settembre riapriremo, ma come riapriremo? Gli assembramenti ci sono dappertutto: nei centri commerciali, sulle spiagge, nei bar ma alla fine chiudono le discoteche, che a mio avviso sono i locali più controllabili. Siamo costretti a fermare il lavoro di almeno un centinaio di persone, siamo come una piccola fabbrica, e spero che il governo ne tenga conto”.
La prende con filosofia  Nicola Marchioro titolare del Chiringuito Club, che si è fatto trovare pronto nel momento in cui il Governo ha deciso nuovamente di chiudere le danze. “Lo sapevo – afferma -, per preparato perché mi ero fatto un’idea sui tempi e sulle successive decisioni in merito. La stagione delle discoteche al mare si chiude subito dopo Ferragosto e quindi immaginavo che se qualcosa doveva succedere sarebbe stato nei giorni successivi. E così è stato. Noi del Chiringuito eravamo partiti all’inizio con ristorazione e musica d’ascolta, poi siamo via via tornati a regime con i decreti e le ordinanze successive. Non ci resta quindi che tornare al passato dando comunque continuità al locale, che già con questa offerta di stava rispondendo bene. Logicamente perdiamo qualcosa in termini di presenze e consumazioni, ma il riflesso sociale di questa decisione sarà lo stesso di qualche tempo fa, ovvero con i giovani ad affollare i bar con tutte le polemiche che poi sorgeranno. Noi prendiamo atto e aspettiamo che ci dicano cosa e come fare”.

I venerdì e sabato al Jolly Club di Roncoferraro sono sempre stati all’insegna del divertimento. “Ora ci troviamo di nuovo in mezzo al mare – commenta con amarezza il titolare Corrado Cortellazzi -. Me l’aspettavo una stretta del genere da parte del governo, ma in cuor mio speravo non succedesse poiché questo complica anche la stagione invernale. A fine agosto di solito ci si muove per programmare l’inverno, ma stando allo stato attuale delle cose risulta davvero impossibile guardare avanti in totale assenza di certezze. Non oso pensare a come sarà il nostro inverno, quali restrizioni verranno prese a fronte di un’estate già complicata per tutti gli adeguamenti che siamo stati costretti a fare. Sono senza parole, perché questo decreto danneggia non solo il locale, ma instaura nella testa delle persone una paura che, anche quando si riaprirà, sarà difficile da scacciare. Avevamo fatto dei confortanti piccoli passi avanti grazie alle riaperture, ma adesso ci crolla tutto quanto addosso: siamo tornati ai tempi del lockdown”.
Piove sul bagnato per la celebre discoteca ArtClub di Desenzano, a due passi da Castiglione e Solferino. Il celebre locale di  Carlo Tessari, in arte  MadameSisì, è infatti chiuso dallo scorso 21 febbraio. La coloratissima discoteca sul Garda infatti non è dotata di uno spazio esterno nel quale anche oggi, in tempo di pandemia, si sarebbero potuti tenere eventi. E, da ieri, una nuova stretta del governo che da oggi impone la chiusura a tutti i locali notturni. E ora è proprio MadameSisì a lanciare un allarme per il proprio locale: «Qualcuno a questo punto ci dica cosa dobbiamo fare. Il nostro locale è chiuso dallo scorso 21 febbraio e non ha più aperto i battenti. Avremmo avuto una possibilità alcuni giorni fa, ma anche quella è sfumata. E ora arriva questa nuova batosta. Come dobbiamo guardare al futuro? La mia discoteca conta quaranta dipendenti e lavoriamo tutti in questo ambito da decenni. Dobbiamo chiudere definitivamente? Come dobbiamo procedere? A questo punto andrò a bussare a qualche porta perché sei mesi senza una risposta mi sembra siano più che sufficienti: vorremmo solo sapere che ne sarà di noi e della nostra attività».